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“La legge non discrimina: non dice che il matrimonio è l’unione di un uomo e di una donna, ma di marito e moglie. Una terminologia che si può applicare anche alle coppie gay”. Con queste motivazioni un ragazzo della regione della Cina centrale dello Hunan ha fatto causa al governo locale per avergli rifiutato il permesso di sposarsi con il suo compagno. Ora è il turno del tribunale locale: entro una settimana dovrà decidere se accettare o meno il caso. Ma intanto la notizia è stata ripresa da tutti i media cinesi. Si tratta infatti del primo caso legale in Cina a difesa dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Un evento storico in una società in cui i diritti delle comunità Lgbt hanno fatto straordinari progressi in pochissimo tempo, quasi in parallelo alla crescita economica cinese.

Nonostante fosse un fenomeno largamente diffuso in epoca imperiale, la Repubblica popolare ha subito etichettato l’omosessualità come una “pratica decadente” importata dall’Occidente. Fino al 1997 è stata considerata un reato e solo nel 2001 è stata cancellata dalla lista delle malattie mentali. Oggi l’attitudine del governo è quella di “non approvare, non disapprovare e non incoraggiare” ma la pressione sociale continua ad essere enorme. La discendenza non è qualcosa a cui cinesi sono disposti a rinunciare.

Ecco perché ci sono ancora cliniche che praticano l’elettroshock per “rettificare” gli orientamenti sessuali. Ma avranno vita breve. Proprio lo scorso Natale un tribunale di Pechino ha sentenziato che “l’omosessualità non è una malattia mentale e come tale non può essere curata”. Neanche un mese dopo una corte di Shenzhen si è dovuta confrontare con il primo caso di discriminazione sessuale sul lavoro: un ragazzo licenziato dopo aver messo online un video in cui faceva coming out. E ancora a settembre una studentessa dell’università di Guangzhou ha fatto causa al ministero della pubblica istruzione perché su 31 libri di psicologia pubblicati dopo il 2001, 13 descrivevano ancora l’omosessualità come un disordine della personalità.

Nel frattempo tra i giovani delle grandi città il fenomeno è sempre più conosciuto e accettato. È persino diventato, come nel resto del mondo, un segmento di mercato corteggiato da molti. Lo scorso San Valentino, il gigante dell’ecommerce Alibaba, ha premiato dieci coppie omo cinesi con un matrimonio a Los Angeles. Una mossa coraggiosa, certo. Ma anche molto astuta. Secondo Forbes i presunti 70 milioni di gay cinesi hanno un potenziale commerciale di circa 300 miliardi di dollari.

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