Si erano fatti consegnare quasi 200mila euro per i lavori di ristrutturazione del Museo nazionale di Reggio Calabria.
Polizia e carabinieri hanno fermato cinque esponenti di primo piano della cosca De Stefano. Su richiesta del procuratore Federico Cafiero De Raho e dei pm Lombardo, Musolino e Ferracane è scattata stamattina all’alba l’operazione “Il Principe“, dal nome con cui è conosciuto il boss Giovanni De Stefano, 39 anni e figlio del padrino Giorgio De Stefano ammazzato nel 1977 in contrada Acqua del Gallo. Grazie alle dichiarazioni del pentito Enrico De Rosa e alle intercettazioni telefoniche e ambientali, gli investigatori sono riusciti a ricostruire l’estorsione ai danni della società Cobar che aveva vinto l’appalto da 20 milioni di euro del Museo Nazionale della Magna Grecia. Polizia e carabinieri hanno accertato nei dettagli le minacce e le intimidazioni subite dall’amministratore della società Vito Matteo Barozzi che, tramite il geometra Domenico Trezza ha corrisposto 180mila euro agli uomini del boss Giovanni De Stefano, che decideva anche le assunzioni e i locali in cui dovevano essere custoditi i reperti archeologici in attesa della riapertura del museo. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa in cui il procuratore Federico Cafiero De Raho ha sottolineato come “le cosche prendono tutto. Lasciano il cittadino inerme a subire”

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