Ambiente salvaguardato e riciclaggio dei rifiuti. Due aspetti che la ricerca italiana, nei suoi laboratori, ha messo a punto e la cui applicazione in agricoltura rappresenterà una rivoluzione nella concimazione completamente organica derivante dagli scarti e che farà da spartiacque tra il prima e il dopo. Life Resafe è il nome del progetto messo in campo da Enea, Enia Cipro e dalla Spagna dal costo di 1,3 milioni di euro e cofinanziata al 50% dall’Unione europea. A studio concluso sarà la via per riciclare rifiuti che altrimenti dovrebbero essere smaltiti in altro modo e con costi rilevanti per il produttore.

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Il progetto si è posto come obiettivo la produzione e l’uso di un fertilizzante caratterizzato da una ridotta salinità partendo dalla pollina, materiale organico proveniente in larga misura dai polli. Questo prodotto innovativo, ottenuto da rifiuti organici urbani, bio-char, carbone ottenuto dalla pirolisi del legno negli impianti per la produzione di energia, e residui agricoli, sottoposti a un bio-trattamento con principi attivi vegetali, consentirà di ridurre l’impiego di fertilizzanti chimici e minerali. Musica per le orecchie di agricoltori e gestori dei rifiuti che vedranno incrementati i loro guadagni e benefici per l’ambiente di non poco conto.

Il progetto Resafe, coordinato interamente dalla Professoressa Silvia Serranti del Dipartimento Ingegneria Chimica Materiali Ambiente dell’università La Sapienza di Roma, è stato preparato, studiato, approntato, pilotato e seguito nel laboratorio per la caratterizzazione dei materiali particolati della sede di Borgo Isonzo di Latina. Sono state realizzate poi successivamente prove su colture orticole ed estensive in pieno campo. E i risultati sono stati molto interessanti.

Non c’è dubbio che se innovazione e sviluppo vanno di pari passo si ottengono risultati ragguardevoli. E in ogni campo si potrà trasformare un problema in un’opportunità. Non è una novità che l’Italia rispetto agli altri Paesi europei sia molto in ritardo nella trasformazione dei rifiuti in “ricchezza”. I primi della classe, vale la pena ricordarlo, sono i paesi del Nord come Germania, Svizzera, Olanda, Belgio, Svezia, Austria, Danimarca e Norvegia.

Da noi purtroppo è ancora diffuso in maniera massiccia il ricorso alle discariche, dove smaltiamo il 49% dei rifiuti prodotti. Un esiguo 17% del materiale prende la strada dei termovalorizzatori. Il rimanente 21 per cento viene trattato con il riciclaggio e il 13% finisce in compostaggio. Un recente studio afferma che in Italia si producono annualmente circa 170 milioni di tonnellate di rifiuti, tra urbani, speciali e pericolosi. E tenendo conto del contenuto energetico dei rifiuti, si stima che negli ultimi dieci anni la distruzione di ricchezza in discarica sia stata pari a circa 11 miliardi di euro, lo 0,7 % del pil.

I nostri scarti sono diventati un vero e proprio problema a partire dagli anni del “boom” economico quando l’abbassamento dei costi di produzione ha generato la tendenza all’“usa & getta”. Il problema negli ultimi trent’anni è aumentato in maniera esponenziale incidendo in maniera negativa su aspetti ecologici, sanitari e sociali. Le origini sono da ricercare nell’elevato consumismo che ha caratterizzato il nostro paese dagli anni ‘90 ad oggi e ha portato la produzione dei rifiuti a raddoppiare.

Ci vuole la volontà di cambiare e la ricerca può aiutare a farlo. Tanto per dire. Questo nuovo fertilizzante tutto naturale, derivante da scarti, rappresenta un caso di simbiosi industriale di grande successo. Non si può ignorare infatti che da noi è piuttosto raro vedere un rifiuto di un settore diventare risorsa per un altro. Ne guadagna l’ambiente sì, ma anche le tasche di chi la produce.

Tante le novità di questa ricerca. Il nuovo prodotto possiede un valore aggiunto rispetto agli altri fertilizzanti organici, in quanto valorizza un materiale considerato povero. Al contrario poi di quanto si pensi, la pollina è più ricca di nutrienti rispetto al letame e ad altri scarti/sottoprodotti dell’industria agroalimentare. Inoltre questo nuovo fertilizzante non solo agisce sulle colture, ma anche sulle caratteristiche del terreno, rendendolo soffice e preservando le sue funzioni vitali di filtrazione dell’acqua e di ritenzione idrica. Un altro punto a favore, infatti, perchè riducendo il consumo di acqua, si contrasta anche un fenomeno in ascesa, ovvero l’impermeabilizzazione del suolo.

Va detto: la possibilità di un’economia circolare, dove nulla va perduto e dove anche il materiale di scarto può divenire rigeneratore di nuovi e positivi prodotti, va favorito e incrementato.

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