Per compensare le troppe “mance” inserite nella legge di Stabilità, che messe insieme hanno comportato lo sforamento della capienza del Fondo per gli interventi di politica economica, si taglieranno i fondi disponibili per il 2 per mille alle associazioni culturali. E’ questa la soluzione trovata dal governo per evitare che la manovra, arrivata solo venerdì pomeriggio all’esame dell’aula della Camera, dovesse tornare in commissione Bilancio per essere sfrondata da norme microsettoriali e concessioni come i 3 milioni di euro destinati a “festival, cori e bande”. Uno dei 26 emendamenti presentati dall’esecutivo venerdì pomeriggio, tutti dichiarati ammissibili, prevede infatti che sia decurtato da 110 a 100 milioni complessivi il plafond massimo stabilito per la nuova misura, annunciata dal premier Matteo Renzi nell’ambito del “pacchetto sicurezza e cultura“. Pacchetto finanziato peraltro con un aumento dal 2,2 al 2,4% del rapporto deficit/Pil non concordato con Bruxelles.

Nel secondo passaggio parlamentare la manovra, tra pacchetto sicurezza, pacchetto Sud, salva banche e fondo per gli obbligazionisti truffati, ritocchi sulla tassazione della casa e sulle pensioni è salita alla cifra monstre di 993 commi. E i deputati l’hanno caricata di tali e tante micromisure da sfondare i 150 milioni di plafond del Fispe. Per questo l’esecutivo, con un proprio emendamento, ha “rimodulato” la dotazione del fondo per il 2016 e per i prossimi anni, compensando appunto la necessità di maggiori risorse quest’anno con i fondi messi a disposizione per erogare il 2 per mille alla cultura dopo il flop del 5 per mille per le associazioni che si occupano di beni culturali. Sempre per rimediare al fatto che “non sussistevano sufficienti disponibilità” viene poi ridotto da 12 a 9 milioni di euro il finanziamento concesso al Comune di Campione d’Italia per il 2016 e si precisa che le risorse arriveranno non dal Fispe ma dal fondo di solidarietà comunale.

Non è passato l’emendamento per le “buste arancioni” dell’Inps. Boeri attacca

Intanto sul pacchetto di emendamenti governativi arrivano le prime critiche. Il presidente dell’Inps Tito Boeri ha deprecato la mancata approvazione della modifica che avrebbe consentito all’istituto di inviare a tutti i destinatari la “busta arancione” con le informazioni sulla loro futura pensione. “Speravamo che venisse inserito nella legge di Stabilità, perché le risorse ci sono” e farlo “non costerebbe nulla alle casse pubbliche”, ha ricordato l’economista. Infatti l’Inps i soldi per i francobolli ce li ha, ma è soggetto a un vincolo di spesa che limita il numero di spedizioni postali a 150mila. “A questo punto manderemo quelle 150mila buste che ci siamo impegnati a inviare e manderemo qualche altra nel 2016, ma in queste condizioni dovremo trovare altri modi per comunicare agli italiani” la loro posizione pensionistica, ha chiosato Boeri. “Era tra l’altro una cosa che quella legge prevedeva. Per anni i governi e i presidenti dell’Inps non hanno voluto farlo per paura di avere reazioni negative da parte dei contribuenti. Noi la scelta di informare l’abbiamo fatta, ma non veniamo messi nella condizione di attuarla fino in fondo. Invito tutti: prendete il pin e fate la simulazione”.

Il MoVimento 5 Stelle, con il deputato Davide Crippa, attacca le “troppe marchette” e minaccia di trascinare la discussione “fino a Natale” contestando il poco tempo a disposizione per i deputati per presentare subemendamenti alle richieste di modifica del governo. Nel mirino, di nuovo, anche il bonus di 500 euro ai diciottenni, presentato come misura per contrastare il terrorismo con la cultura: peccato che i giovani extracomunitari residenti in Italia non avranno diritto a riceverlo.

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