Serrato botta e risposta tra il deputato del M5S, Luigi Di Maio, e Lilli Gruber, durante il talk show di approfondimento politico Otto e Mezzo, su La7. L’argomento del dibattito, a cui partecipa anche il presidente di Rcs Libri Paolo Mieli, è la mozione di sfiducia presentata dal M5S contro il ministro Maria Elena Boschi per il caso Banca Etruria. “C’è un conflitto di interessi enorme” – spiega il vicepresidente della Camera – “ e si è verificato nell’ultimo anno perché il governo con dentro la ministra Boschi ha fatto tre decreti che intervengono sulla banca della famiglia Boschi”. La conduttrice della trasmissione insorge e gli chiede perché parla di “banca della famiglia Boschi”. “Il padre del ministro era vicepresidente ed era nel cda dal 2011” – risponde Di Maio – “il fratello era manager, la cognata ci lavorava e lei deteneva delle azioni. E’ una banca di riferimento, forse non solo della famiglia Boschi perché sarebbe interessante andare a vedere se quelli che hanno ricevuto fidi sono gli stessi che hanno finanziato campagne elettorali del Pd e di Matteo Renzi”. E aggiunge: “Il problema non è il padre della Boschi nella banca, ma il governo in cui è ministro la figlia che aiuta quella banca”. Lilli Gruber battibecca nuovamente col parlamentare quando viene menzionata “la banca della famiglia Boschi”: “Non è la banca dei Boschi, dobbiamo essere precisi!”. “Se ci fosse stata una normativa sul conflitto di interessi” – continua il deputato – “o il ministro Boschi sarebbe decaduto dal suo incarico oppure avremmo avuto la nullità dell’atto. In Italia il conflitto d’interessi è un problema irrisolto e fa sì che, se sei padre di un ministro, ti salvano. Se sei padre di un signor nessuno, ti mandano Equitalia e ti chiudono l’impresa. Se tale conflitto fosse normato come in altri Paesi europei, non avremmo una serie di spese inutili. E il ministro Boschi non ha la nostra fiducia, perché, se fa due decreti e un decreto legislativo del governo che interviene su quella banca e manda all’aria i risparmi di 12mila persone, se ne deve andare a casa”. Riesplode la polemica con la conduttrice quando Di Maio spiega cosa avrebbe fatto il M5S per salvare le quattro banche. L’argomento della discussione poi verte ancora una volta sul conflitto di interessi. “Con questa mozione di sfiducia” – puntualizza il deputato pentastellato – “vogliamo anche sondare la coerenza del Pd che per 20 anni ha accusato Berlusconi di conflitti di interesse. Se questa vicenda fosse avvenuta nel governo Berlusconi, il Pd starebbe sulle barricate. La minoranza del Pd non è d’accordo con la nostra iniziativa? Questo dimostra che adottano 2 pesi e 2 misure. In Italia ormai si fa tutto a livello mediatico e in Parlamento non si fa più niente”. Ricorda poi la mozione di sfiducia annunciata per le dimissioni di Lupi e aggiunge: “Mi auguro che la Boschi si dimetta, perché questo è il governo che promise di risolvere il problema del conflitto di interessi in 100 giorni. E quando sono stati votati in Aula i provvedimenti su Banca Etruria, il ministro Boschi si alzò e uscì: non presentandosi al Consiglio dei Ministri, ha quindi ammesso un conflitto di interessi”. Di Maio espone la sua ricetta per arginare gli abusi delle banche, soluzioni sulle quali Mieli osserva: “Vorrei riuscire a non dare ragione a Di Maio, ma purtroppo su queste cose sono d’accordo”. Nel finale, una gaffe del vicepresidente della Camera: quando Lilli Gruber gli chiede i nomi dei componenti del Direttorio del M5S, Di Maio dimentica il nome di Roberto Fico, a cui poi, sorridendo, chiede scusa

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