Con l’approssimarsi della fine dell’anno, analizziamo l’andamento degli ascolti della televisione nel 2015.

Il primo dato da rilevare (vedi tabella 1) è il leggero calo della platea televisiva, in particolare nel prime time (la fascia oraria 20:30-22:30). Calo determinato dal target “adulti 25-54 anni”, definito anche commerciale poiché interessa in particolare i pubblicitari. I telespettatori che si sono allontanati sono comunque pochi rispetto all’ampiezza della platea, e questo dato smentisce chi pensa che la Tv sia avviata verso la fine, sostituita magari dal web (semmai col web s’integrerà).

Insomma la sua comodità, la facilità d’uso, la gratuità (seppur apparente) del consumo della Tv commerciale, il fascino di molti programmi e la possibilità di vedere la “storia” in diretta rendono la Tv il medium ancora più diffuso. E continuerà a esserlo, anche se subirà continue profonde modifiche, legate alle tecnologie e alle tipologie dell’offerta.

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Tabella 1 

Il primo dato da rilevare per quanto riguarda gli ascolti (vedi tabella 2) è la fine graduale del duopolio. Rai e Mediaset raggiugono insieme il 69,5% di share mentre nel 2010 raggiungevano il 79% (nel 2000 avevano addirittura il 90%). Nell’arco dell’ultimo quindicennio, Rai e Mediaset hanno quindi perso 21 punti percentuali, un’enormità. Segno che il sistema si sta sbloccando e s’incomincia a intravedere una seppur ancora embrionale concorrenza.

Rai ha perso nell’ultimo quinquennio quattro punti percentuali, mentre Mediaset più di cinque punti. C’è invero un aumento delle reti tematiche, ma il calo delle tre (ex) grandi reti generaliste è stato consistente. In particolare Raiuno perde nell’ultimo quinquennio circa quattro punti, Canale5 tre come Italia1; tutte le altre reti perdono circa due punti percentuali.

Il calo è la conferma della crisi della Tv generalista. Tutti i canali generalisti hanno ora una quota complessiva di ascolto pari al 59% e i canali specializzati il 41%: solo cinque anni fa i primi avevano una quota pari al 77% (perdono quindi ben 18 punti percentuali) e i secondi il 23%. Anche nella televisione si preferisce la specializzazione a scapito della tuttologia.

Rai e Mediaset declinano perché non riescono più a intercettare il gradimento delle grandi platee, ma anche perché la protezione politica di cui hanno sempre goduto sta scemando. Una volta che la concorrenza si affermerà, cambieranno anche i protagonisti. Come in tutti gli ambienti, il “nuovo”, la nuova televisione (compresa Netflix, emittente finora apprezzata perlopiù dagli analisti) ha difficoltà a subentrare al “vecchio”, …ma il tempo lavora solo per il nuovo.

La7 rimane sostanzialmente stabile, mentre chi sale negli ascolti è Sky (il numero degli abbonati, stimati in circa 4,7milioni, si è stabilizzato). Cresce soprattutto il gruppo Discovery, che passa dallo 0,4% al 6,2% di quota di mercato, grazie alle performance di Deejay (1% di share), di Real Time (1,5%), DMax (1,4%).

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Tabella 2 

Ultima osservazione riguarda gli ascolti del target 25-54 anni (vedi terza tabella 3). La Rai ha una quota inferiore, rispetto agli ascolti riguardanti l’intera platea televisiva, di ben 8,6 punti percentuali, passando dal 37% al 29%; Raiuno passa dal 17% all’11% (superata ampiamente da Canale5 e insidiata da Italia1, rete, fra quelle prese in considerazione, gradita ai giovani e agli adulti). Nella puntata finale di XFactor di giovedì 10 dicembre su SkyUno, l’età media dei telespettatori è stata di 37anni, un traguardo irraggiungibile per Raiuno.

La Rai si allontana sempre più dai giovani e dagli adulti, mentre piace in prevalenza agli anziani. Il canone è dovuto però da tutti nuclei famigliari, anche dalle giovani coppie!

Che cosa succederà alla Rai quando i quarantenni subentreranno ai vecchi di oggi?

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Tabella 3

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