Confronto tra il giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, e la firma de La Repubblica, Michele Serra, sulla rottamazione renziana, sul Movimento 5 Stelle e sulla politica nostrana, durante il talk show di approfondimento politico Otto e Mezzo (La7). Serra difende, in parte, lo slogan renziano della demolizione del vecchio, purché ci si accorga che non è una truffa, e auspica un passaggio di testimone nella politica e nella cultura alla generazione dei quarantenni. Scanzi spiega lo scetticismo de Il Fatto Quotidiano sulla rottamazione sventolata dal premier e individua i punti della sua politica che invece sono profondamente conservatori, dalla riforma della Costituzione al Jobs Act. E aggiunge: “Non c’è solo il Pd rappresentanto da un 40-enne. Ma anche la Lega di Salvini e il M5S, che avrà pure miliardi di punti deboli e di incongruenze, ma raggiunge il 27% negli ultimi sondaggi. Ed è una forza che acchiappa non solo gli arrabbiati o i lettori del Fatto Quotidiano, ma anche personalità come Stefano Rodotà, Flores D’Arcais, Fiorella Mannoia. Sono per caso diventati tutti mezzi pazzi?”. Serra elenca le ragioni per cui non voterebbe mai il M5S: “Innanzitutto, la sinistra è ancora il punto di riferimento politico al quale uno come me può guardare. Non ho un’ostilità preconcetta per il M5S, ma c’è innanzitutto un gap generazionale potentissimo tra me e gli esponenti e gli elettori del movimento. E ci sono altre ragioni di diffidenza: non mi piace questo mito pericoloso di indicare dei candidati attraverso il voto di 2mila-5mila adepti, perché è un qualcosa di manipolabile e di profondamente settario. Non mi va bene. E’ un approccio che mi spaventa”. E sottolinea: “Quando litigano sugli scontrini della brioche e del cappuccino mi sembra penoso, c’è qualcosa di gretto in questo rendiconto sui 20 centesimi. Non mi piace questo atteggiamento sospettoso. Questo Paese è già in una fase spiritualmente meschina, si sentono continuamente discorsi su quelli che rubano. Vorrei che ci fosse un atteggiamento generoso, nobile e, aggiungo, persino ingenuo in chi fa politica. Quando” – continua – “troverò un nuovo movimento, diciamo non minoritario e virtuoso, che abbia un approccio entusiasta e ingenuo, e non gretto, con la politica, allora lo voterò sicuramente. Ci sono però altre cose del M5S che sono sacrosante, efficaci e forti, come l’abbandono di una certa pompa della politica, quella incravattata e delle auto blu, dietro alla quale poi c’è il vuoto“. “Sulla storia degli scontrini mi viene da sorridere” – replica Scanzi – “perché è vero che il M5S l’ha fatta un po’ lunga, ma sugli scontrini il Pd e Renzi hanno fatto dimettere Marino e lo stesso Renzi dovrebbe dare risposte su quanti soldi ha speso quando era presidente della Provincia e sindaco di Firenze. La Corte dei Conti avrà anche archiviato tutto, ma questi scontrini non li abbiamo ancora visti”. E spiega: “L’idea della partecipazione nelle sezioni di sicuro non ce l’ha nemmeno Renzi che ha un’idea di partito molto più autoritaria di quella che traspare nel M5S. Riguardo all’appartenenza, che è un concetto nobilissimo, se si va nelle piazze, forse, il senso di partecipazione si trova più nei ventenni che votano il M5S. Dall’altra parte, invece, vedo rassegnazione e abitudine. Si vota quello lì e quel partito perché sono i meno peggio. Mi va bene se lo fanno altri, ma è un atteggiamento intellettuale che mi convince poco, perché è di comodo. Un intellettuale ha anche una sorta di ruolo nella società, è l’anticorpo della società, non può esimersi dal farlo

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