I loro nomi erano già nelle mani di Interpol, Europol e Sistema d’informazione Schengen (SIS) dal 29 ottobre. Perché alle tre organizzazioni le autorità belghe avevano comunicato i dati di 837 persone iscritte nella Sûreté de l’Etat, tutti segnalati come potenziali foreign fighters. Tra loro c’erano anche Brahim e Salah Abdeslam, coinvolti negli attentati di Parigi dello scorso 13 novembre. A confermarlo è stato anche l’ufficio del ministro dell’Interno Jan Jambon. “Nella lista c’erano due nomi di persone legate agli attentati di Parigi“, ha detto il ministro nel corso di una commissione parlamentare mercoledì. Brahim è morto la sera degli attacchi facendo esplodere la sua cintura esplosiva, mentre suo fratello Salah, sospettato di aver partecipato alla organizzazione e all’esecuzione degli attacchi, è ancora a piede libero. La polizia francese lo ha fermato vicino al confine con il Belgio la mattina seguente gli attentati ma non è stato arrestato ed è riuscito a fuggire.

Allerta a Bruxelles dovuta a sms –  La decisione dello scorso 21 novembre da parte del governo del Belgio di innalzare l’allerta terroristica nella regione di Bruxelles al livello 4, il più alto, fu dovuta al fatto che vennero intercettati dei messaggi uno dei quali minacciava un attacco imminente alla metropolitana della capitale. Lo riporta il quotidiano belga La Dernière Heure. All’alba di sabato 21 novembre il governo belga del premier Charles Michel prese la decisione parlando di una minaccia terroristica “seria e imminente”; in poche ore il Centro di crisi del Belgio raccomandò alle autorità di cancellare le partite di calcio, sospendere i grandi eventi pubblici, chiudere negozi e musei, annullare concerti e interrompere la circolazione delle linee della metro a Bruxelles.

Precisamente, secondo La Dernière Heure, all’origine della decisione c’è stato un primo messaggio di testo inviato alla polizia, in cui si avvertiva di un attentato imminente nella metro di Bruxelles. Inoltre domenica 22 novembre i servizi di intelligence belgi hanno intercettato un secondo messaggio, questa volta scambiato fra due sospetti terroristi, in cui si diceva: “Ci prenderanno. Dobbiamo farlo prima di domani“. Fu quel giorno che il premier belga decretò fino a nuovo ordine la chiusura di scuole e università a Bruxelles e decise di mantenere chiuse le stazioni della metropolitana. Quel giorno Michel parò ai media di un possibile “attentato come quello di Parigi” del 13 novembre.

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