“Ho incontrato i familiari delle vittime ed ho promesso che scriverò al presidente del Tribunale di Lucca per chiedere di accelerare le procedure processuali”. Pietro Grasso, presidente del Senato, interviene sul processo per la strage ferroviaria di Viareggio, giunto a due anni di fase dibattimentale e non ancora a sentenza.

Per l’incendio causato dal deragliamento di una cisterna carica di Gpl, la notte tra il 29 e il 30 giugno 2009, morirono 32 persone. Oggi al banco degli imputati siedono 33 persone, tra cui gli ex vertici di Ferrovie dello Stato e Rete Ferroviaria Italiana. Le contravvenzioni alla sicurezza sul lavoro sono già cadute in prescrizione. Resta in piedi il reato di omicidio colposo plurimo, mentre sono destinati a uscire presto dal processo l’incendio colposo e le lesioni gravi e gravissime.

I familiari si erano già rivolti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Ministro della Giustizia Orando. Adesso è il turno di Grasso, il cui intervento però non è andato giù all’Unione Camere Penali, secondo cui la seconda carica dello Stato non può fare pressioni sul presidente di un Tribunale, nella fattispecie quello di Lucca.

“Perché quel processo e non un altro? Perché gli altri processi, per avventura, possono andare più lenti? Alla seconda carica dello Stato – fa sapere l’Ucpi – al Presidente del Senato può forse interessare che sia privilegiata una vittima rispetto ad un’altra, o un imputato, piuttosto che un altro? O non dovrebbe forse chiedere che tutti i processi abbiano una ragionevole durata?”.

L’Unione, che raccoglie 8000 avvocati penalisti, invita Grasso, “piuttosto che a chiedere ai magistrati di quel singolo processo di essere veloci”, a “operare nell’ambito della sua propria competenza, legiferando appunto, e votando dunque buone leggi, che garantiscono a tutti un processo celere, liberale e garantito”. I penalisti concludono: “Nessuno, se non la legge, potrà indicare al Presidente di quel processo i tempi e i modi della sua conduzione”.

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