Scrivo di giustizia amministrativa da molti anni e, avendo fatto il giudice amministrativo a lungo, credo di conoscere bene fatti e retroscena di tale istituzione.

Oggi, leggendo Il Fatto Quotidiano, mi sono imbattuto in un articolo di Stefano Feltri, in cui denuncia la mancata nomina di numerosi consiglieri di Stato, evidenziando i rischi di paralisi della istituzione e rimarcando (tra l’altro) l’inerzia del presidente del Consiglio dei ministri nella nomina dei consiglieri governativi. Non condivido nessuna delle informazioni (e delle conclusioni) cui giunge.

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Innanzitutto vi sono molti consiglieri di Stato in posizione fuori ruolo (cioè che fanno altri lavori, ma non i giudici amministrativi) basti pensare, oltre a quelli che vengono citati nell’articolo, Giancarlo Montedoro (presidenza della Repubblica) e Rosanna De Nictolis (Ministero della Giustizia). Perché si dovrebbe pagare ulteriori e lauti stipendi per incrementare un’istituzione che cede i propri magistrati ad altre istituzioni?

A ciò si aggiungono i molti magistrati amministrativi che hanno incarichi “extra” ma restano in servizio: basti pensare che molti di loro svolgono con frequenza notevole (anche più giorni a settimana) il doppio lavoro (strapagato) di docenti presso strutture pubbliche e (sic!) private e che il Csm dei giudici amministrativi ha ormai liberalizzato tale possibilità! Se fanno il doppio (in alcuni casi triplo!) lavoro, non potrebbero lavorare di più, invece che gridare al rischio paralisi?

Inoltre, il Csm dei giudici amministrativi continua a nominare presidenti di sezione del Consiglio di Stato (di recente altri 3, tra cui Vito Poli e Francesco Caringella), che come noto scrivono meno sentenze dei semplici consiglieri: il tutto per un numero spropositato di presidenti, 1 su 3 consiglieri circa. Che bisogno c’è di promuovere magistrati amministrativi per far fare loro ancora meno sentenze?

Come se non bastasse, è bene ricordare che i consiglieri di Stato vanno in ufficio solo due volte… al mese! Avendo fatto il giudice amministrativo per anni, posso assicurare che qualsiasi giudice ordinario lavora circa 10 volte in più dei giudici amministrativi: sostanzialmente sono pagati per stare a casa, e parlo, come detto, per esperienza diretta. Perché non obbligarli ex lege a fare due udienze, almeno, a settimana?

Piuttosto, dietro queste lamentele di cui l’articolo si fa portatore, andrei a verificare se vi sono aspirazioni personali a restare un periodo maggiore di tempo ai vertici dell’istituzione, aumentando l’anzianità di permanenza fino a 72 anni. Davvero abbiamo bisogno di magistrati amministrativi ultrasettantenni?

Infine, sbaglia l’articolo nel dire che i collegi si compongono di 7 magistrati: la legge ne prevede 5 ed il fatto che facciano la stessa udienza (alternandosi) ben 7 magistrati dimostra al contrario come ben si potrebbe fare diversamente, con una migliore organizzazione e senza sprecare risorse (che ci sono) e soldi.

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