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La scuola di San Donato a Sassari ha preso una decisione che sta facendo discutere e forse merita un approfondito dibattito. Il Consiglio dei docenti ha deciso di non far svolgere presso la scuola primaria il consueto incontro prenatalizio con l’Arcivescovo di Sassari. Il motivo del diniego a tale incontro è dovuto alla presenza di altri bambini con fedi religiose differenti da quella cattolica.

Insomma non si vuole “urtare” la sensibilità di altri alunni non cattolici. Questa decisione ricade con forza in un momento in cui l’esaltazione e/o la mistificazione di certe religioni ha portato numerosi atti terroristici e numerose vittime. Una preoccupante confusione socio-culturale che ci vede perdere sempre più i nostri valori e le nostre radici. Le domande e gli interrogativi sono molteplici e variegati. Ma occorre partire con il domandarsi in quale società vogliamo vivere e con quali principi. Non possiamo però negare la nostra identità cattolica e cristiana che in maniera più o meno consapevole ci ha visti crescere. Non possiamo dimenticare, altresì, i rapporti tra Stato e Chiesa e il forte legame che li unisce nella nostra vita di tutti i giorni.

Dalla nascita, al matrimonio sino ad arrivare al nostro funerale. Prassi religiose e di vita che ci hanno insegnato in ogni caso a vivere serenamente e con una presunta fede. Il tutto scandito da un calendario cristiano che ci vede fare festa e non andare a lavoro durante le classiche feste cattoliche. E proprio in vicinanza del Natale che ogni tanto qualche notizia del genere esce fuori. E’ giusto proibire in una scuola italiana un incontro prenatalizio tra gli alunni e un Arcivescovo? E’ giusto impedire a dei bambini cattolici il festeggiamento del Natale presso la propria scuola?

Domande con molteplici risposte ma con un’univoca consapevolezza. Ossia, per evitare di urtare le sensibilità degli altri stiamo mettendo in disparte le nostre radici socio-culturali. Il tutto con la consapevolezza che in altre nazioni questo non sarebbe mai successo.

E allora in quale società vogliamo vivere? Siamo disposti a cancellare tutte le nostre tradizioni e costumi per far posto sempre più ad usanze e religioni diverse? Vogliamo essere talmente zelanti da dover sempre giustificare le nostre umili idee religiose? Si può rispondere in tanti modi ma la realtà è che siamo noi stessi a non essere più convinti di ciò che vogliamo essere e vogliamo diventare.

Confusi da una corruzione dilagante sia dentro le nostre istituzioni civile che religiose. Unica e importante nota positiva la figura di Papa Francesco. Grazie alla sua opera e trasparenza sta dando un forte segnale di pulizia e di veri valori cristiani. Un esempio di vita e di morale. E sono questi valori che dobbiamo difendere con forza e semplicità. La nostra vita cristiana è fatta di feste ben scandite dal nostro calendario e di precise ricorrenze. Voler impedire ai nostri bambini la conoscenza e le nostre tradizioni perché semplicemente esistono altri bambini di altre fedi religiose è per me un eccesso di zelo.

Nessun obbligo a chi non vuol partecipare e non è cattolico ma nessuna perdita di opportunità deve essere inflitta a chi è cattolico. Forse una volta per tutte dovremmo decidere se essere veramente religiosi o meno. O meglio se essere uno Stato fintamente laico o uno Stato che ha una propria religione “dominante”. Perché non possiamo veramente definirci uno Stato laico con tutte le usanze, tradizioni e accordi che esistono da secoli con la Chiesa.

Per finire e per sdrammatizzare un po’, una domanda è d’obbligo: gli insegnanti che hanno impedito l’incontro prenatalizio con l’Arcivescovo andranno anche loro in ferie per Natale?

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