Vertici degli uffici da cambiare. Giornalisti da confermare o licenziare. Criteri di selezione in alto mare. Con i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, alle prese con la patata bollente. E il presidente di un organismo parlamentare delicato come il comitato per la comunicazione della Camera sull’orlo delle dimissioni. E tutto perché si deve cambiare. Non solo a Montecitorio, ma anche a Palazzo Madama. Con l’anno nuovo, gli uffici stampa di entrambi i rami del Parlamento potrebbero andare infatti incontro a cambiamenti radicali. Nel primo caso perché l’attuale numero uno, Anna Masera, scaduto il contratto biennale che la lega alla Camera tornerà a La Stampa. Ma sul metodo di selezione del suo sostituto è in corso uno scontro politico. Al Senato, invece, perché Iolanda Cardarelli, che dal 2009 guida l’ufficio stampa e Internet, andrà in pensione. In questo caso a sceglierne il successore sarà l’ufficio di presidenza, come previsto dal regolamento. Ma non si ancora se saranno confermati i tre addetti stampa di cui dispone attualmente Palazzo Madama. Il tutto fra le proteste degli esponenti del Movimento 5 Stelle (M5S). Scontenti dei metodi di scelta delle due nuove figure.

FUORI CONCORSO – Il prossimo 31 dicembre la Masera, che dal 1° gennaio 2014 gestisce sia l’ufficio stampa sia la comunicazione di Montecitorio, tornerà a lavorare per il quotidiano torinese. Per il quale, prima di richiedere l’aspettativa visto il nuovo incarico istituzionale, ricopriva il ruolo di caporedattore e social media editor. Ovvio, quindi, che dovrà essere scelto un successore. Ma in che modo avverrà questa nomina, che deve comunque passare attraverso la votazione dell’ufficio di presidenza? Attraverso un bando, come successo la volta scorsa vagliando decine di curricula, oppure no? I maligni dicono che la presidente dell’Assemblea, Laura Boldrini, vorrebbe ‘commissariare’ questo ufficio, affidando il coordinamento dello stesso ad uno degli addetti stampa della Camera. Il tutto per costruire ancora meglio la propria immagine in vista delle prossime elezioni. I nomi sul tavolo sono quattro: Fabio Rosati, Gennaro Pesante, Ida Bressa e l’ex inviato parlamentare di Radio Radicale Roberto Iezzi, dato come favorito vista anche la lunga esperienza maturata fra Montecitorio e Palazzo Madama. Contattato sull’argomento, però, il portavoce della Boldrini, Roberto Natale, smentisce l’ipotesi del ‘commissariamento’. “Da parte della presidente non c’è alcuna intenzione di muoversi lungo questa direzione portando l’ufficio stampa sotto la sua segreteria personale – spiega a ilfattoquotidiano.it –. Rimarrà chiarissima la distinzione fra la comunicazione della presidente e quella della Camera”. Anche perché, tiene a precisare Natale, “ricordo che è stata proprio Boldrini a innovare la prassi per la quale, fino a questa legislatura, era solo il presidente a scegliere il capo ufficio stampa. Tutto ciò coinvolgendo il comitato per la comunicazione”.

GIACHETTI IN BILICO – Ma i ritardi nella scelta del metodo di selezione del nuovo capo ufficio stampa della Camera non piacciono per niente al M5S. “A meno che non si faccia una corsa contro il tempo, non ci sono margini per indire un nuovo bando per nominare il successore della Masera”, dice la deputata Claudia Mannino, segretaria d’Aula nonché componente del comitato per la comunicazione di Montecitorio guidato dal vicepresidente dell’Assemblea, Roberto Giachetti (Pd). “Mi stupisce il fatto che si voglia tornare indietro – aggiunge –, anche perché il lavoro fatto in questi due anni è stato innovativo e, con la campagna referendaria per la riforma costituzionale alle porte, mi sembra assurdo manipolare questo ruolo affidandolo esclusivamente alla presidenza. Domani (mercoledì 2 dicembre, ndr) è in programma un nuovo ufficio di presidenza nel quale l’argomento in questione non è nemmeno all’ordine del giorno”. Per questo “risulta inutile continuare a mantenere attivo questo comitato, che già si riunisce raramente – conclude la deputata grillina –. In via informarle, ho già chiesto a Giachetti di abolirlo: stiamo valutando di inviare una richiesta ufficiale”. Non è però da escludere, secondo quanto spiegano fonti parlamentari a ilfattoquotidiano.it, che lo stesso Giachetti possa anticipare tutti dimettendosi dall’incarico.

SELEZIONE PUBBLICA – Al Senato la questione è apparentemente più semplice, anche se non mancano i mal di pancia. L’unica certezza al momento è che, come detto, l’attuale capo ufficio stampa e Internet, Iolanda Cardarelli, andrà in pensione dopo sei anni alla guida dell’importante organo parlamentare. A nominare il suo successore sarà direttamente l’ufficio di presidenza di Palazzo Madama. Il motivo? A differenza di Montecitorio, il capo ufficio stampa del Senato è un funzionario interno al quale sono affidate ulteriori competenze (come quella riguardante la gestione della libreria) e non per forza un giornalista. Diverso è il caso dei tre addetti stampa interni allo stesso ufficio. I quali in scadenza di contratto – che viene rinnovato ogni tre anni – saranno scelti direttamente dal presidente dell’Assemblea, Pietro Grasso, secondo quanto previsto da una recente delibera dell’ufficio di presidenza di Palazzo Madama. Al momento non esistono certezze sulla conferma degli attuali componenti: Marco Tagliavini, assunto tramite selezione pubblica nel 2001, Laura Trovellesi ed Eli Benedetti (entrambi a Palazzo Madama dal 2006). Un modus operandi che, come per Montecitorio, scontenta il M5S. Dice Laura Bottici, questore dei grillini al Senato: “Speravo in un cambio di rotta, in una selezione di professionalità fatta attraverso un bando pubblico. So che è difficile cambiare abitudini – conclude –, ma mi auguravo una scelta di professionisti indipendenti e non nominati”.

Twitter: @GiorgioVelardi

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