E’ chiusa dalla fine degli anni Sessanta, a causa dei crolli provocati dal terremoto. L’interno, vandalizzato. Trasformato in ovile dai pastori delle vicine campagne. Razziato tutto quel che si poteva, a partire dalla balaustra del coronamento. L’area esterna utilizzata come discarica per smaltire materiali edilizi. Mentre la torre normanna, dopo numerosi segnali, è crollata nel 1978. Siamo a Marsala, tra lo stadio comunale e il cimitero, in un’area assediata dall’espansione edilizia della città. Qui si trova la Chiesa di Santa Maria della Grotta.

Un patrimonio in abbandono, nonostante costituisca uno dei luoghi identificativi del centro. Un’architettura settecentesca che racconta una storia lunghissima. In epoca punica e poi romana, parte della necropoli di Lilibeo. Poi, tra la fine del II e il III secolo d.C. utilizzata come latomia. Quindi, nel periodo paleocristiano area catacombale. Dopo la conquista normanna, nel 1098, abbazia sotterranea, fondata da una comunità basiliana di rito greco, con le cavità trasformate in cenobio. Infine, la grande aula a navata unica, scandita da quattro cappelle laterali, realizzata agli inizi del XVIII secolo da Giovan Biagio Amico, con un’ampia scalinata a rampe spezzate che ne assicurava l’accesso. Lo stucco bianco che rivestiva gli interni ricoperto da muffe. Il pavimento, un mix di polvere e detriti. Così gli ingrottati basiliani con gli affreschi, come quelli con la “Teoria di Santi“, “San Demetrio“, “La Vergine col bambino“. Gli altari policromi e numerosi arcosoli.

“Per il restauro servono più di sette milioni di euro”,  spiegava nel marzo 2014 Marisa Famà, allora direttore del Museo archeologico regionale. In precedenza si è provato con i finanziamenti europei del POR Sicilia 2000-2006, ma senza successo. I 3.048.615,53 euro richiesti per “Interventi di conservazione e sistemazione del Parco archeologico dei Niccolini”, mai arrivati. Si è tentato poi con il Fondo europeo di sviluppo regionale 2007-2013. Niente da fare neppure questa volta. Così abbandono e degrado sono proseguiti. Alla fine del 2012 l’arciprete di Marsala, padre Giuseppe Ponte, ha lanciato l’appello alle istituzioni. E’ nato anche un comitato cittadino “Pro Madonna della Grotta” e il locale circolo di Legambiente ad aprile 2013 ha avviato una raccolta firme. Ci sono state anche diverse manifestazioni, come quella nell’ottobre 2013 per la pulizia del sito, promossa da associazioni locali. Nel 2014 e 2015 alcune delle aperture sono state organizzate dal Fai. Poche settimane fa la decisione del direttore del Museo archeologico regionale Lilibeo e delle aree archeologiche di Marsala, Enrico Caruso, di aprire la chiesa ogni prima domenica del mese. Per far conoscere ai marsalesi il monumento. Ma anche per riaccendere l’attenzione sul suo stato di conservazione. Una soluzione temporanea, evidentemente. Altrimenti il rischio è che per “vedere” il complesso di Santa Maria della Grotta sarà necessario andare al Museo archeologico “Baglio Anselmi“, dove il sito è documentato da alcuni pannelli. E questo sarebbe un fallimento.

Foto di Loredana Meo e Enrico Alagna

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