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La decisione del governo turco di abbattere un aereo militare russo che transitava sui cieli siriani per colpire i terroristi, nel quale uno dei piloti sarebbe morto come hanno riferito i miliziani di un gruppo di ribelli siriani anti-Assad, imprimono una nuova drammatica spinta all’escalation della lotta per il potere e il controllo delle risorse petrolifere in corso in Medio Oriente. Dopo aver finto di colpire l’Isis, represso brutalmente il popolo curdo e avere ottenuto una parziale vittoria alle recenti elezioni politiche, Erdogan ribadisce il carattere criminalmente spregiudicato delle sue azioni, rischiando di precipitare la regione e l’intero pianeta in una crisi suscettibile di conseguenze esiziali, con lo scatenamento di un conflitto mondiale.

Ovviamente l’aspirante Sultano ha deciso di colpire i russi con il beneplacito dell’alleanza militare di cui fa parte e del suo capofila, gli Stati Uniti d’America, anche se si può ipotizzare che le sue decisioni rispondano in buona misura a una logica di forzatura e di ricatto che non gli è mai stata estranea. E’ del resto noto come in seno all’amministrazione statunitense sia in corso una battaglia di posizioni strenua ed accanita. Abbattendo l’aereo militare russo Erdogan ha voluto dare il suo contributo al prevalere delle posizioni peggiori e guerrafondaie.

Si tratta altresì di una risposta, di contenuto inequivocabile, alle offerte di Putin di intraprendere, in sede di Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, una politica coordinata di repressione militare dell’Isis e di isolamento dei suoi principali complici: Arabia Saudita, Qatar e per l’appunto Turchia. Ciò dimostra come non vi sia, da parte di buona parte dellestablishment occidentale che si riconosce oggi nelle posizioni avventuriste di Erdogan, nessuna seria volontà di combattere l’Isis, che si conferma per questi signori un efficace strumento, nonostante i numerosi crimini compiuti dai terroristi, da ultimo la spaventosa strage di civili a Parigi. Strage del resto avvenuta non a caso nella capitale francese, come monito preciso nei confronti di Hollande a non intraprendere iniziative autonome nella lotta al terrorismo. Che non vi sia alcuna volontà di colpire l’Isis è dimostrato dalla circostanza che le potenze occidentali non attaccano, come denunciato da Prodi, i pozzi petroliferi in mano ai terroristi, arrecando loro un grave danno limitando al massimo le perdite fra le popolazioni civili tuttora sottoposte alla dominazione del Califfo.

Nato e Usa, dopo un iniziale silenzio, hanno avallato il rischiosissimo gioco di Erdogan, tirando in ballo, del tutto a sproposito, la difesa del territorio turco.

L’Italia deve dissociarsi apertamente dalle posizioni omertose della Nato e intraprendere ogni procedura necessaria per la denuncia di questa alleanza militare, che da tempo ha perduto ogni ragione d’essere e si sta trasformando, specie alla luce della drammatica evoluzione della crisi siriana, in un potente fattore di destabilizzazione internazionale, trascinando il mondo verso una guerra mondiale dalla quale il nostro Paese e l’Europa intera devono restare fuori a tutti i costi.

Uscire dalla Nato costituisce del resto oggi un’esigenza urgente anche per conferire efficacia alla battaglia per sradicare il terrorismo e dare una soluzione pacifica alla crisi siriana. E’ infatti impensabile che una risposta efficace all’Isis possa essere data in compagnia di coloro che, come il governo turco, ne sono oggi i principali complici. Lotta al terrorismo e soluzione pacifica del conflitto civile in Siria, fortemente voluto dagli Stati sponsor dell’Isis e da buona parte del governo statunitense, vanno di pari passo. Ma per raggiungere questi due obiettivi occorre buttare a mare le fallimentari strategie di dominio perseguite dall’Occidente, che alimentano al tempo stesso guerra e terrorismo, con gravi sofferenze per tutte le popolazioni coinvolte.

Il Movimento Cinque Stelle e tutte le opposizioni, a partire dalle forze di sinistra che si stanno riorganizzando in seno al Parlamento e al Paese, devono quindi imporre al governo Renzi di assumere al più presto chiare scelte di condanne della Turchia e di dissociazione dall’atteggiamento della Nato, lanciando al tempo stesso una campagna di più lungo periodo per l’uscita del nostro Paese da questa perniciosa alleanza.

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