“Garanzia di accesso in un alloggio dignitoso e tutele adeguate”. Sono queste le parole d’ordine degli abitanti dei residence, che se da una parte sono d’accordo da tempo e con fermezza alla chiusura di questa strutture invivibili e fatiscenti, dall’altra chiedono come unica possibilità il passaggio da casa a casa. Il Comune, denunciano, avrebbe riferito loro di procurarsi, nel giro di qualche settimana, senza aiuti, una casa in affitto sul “libero mercato”, perché dal prossimo anno tutti i residence saranno chiusi.

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“Quasi nessuno tra noi – rispondono gli stessi abitanti – ha garanzie e redditi sufficienti per convincere qualsivoglia proprietario ad affittarci la sua casa. Per trasferirsi in un appartamento nuovo, avremmo bisogno di soldi e garanzie scritte che nessuno ci ha fornito e in assenza di questo ci è semplicemente impossibile”.

“L’esistenza dei cosiddetti “residence” – spiega in una nota Guido Lanciano, Unione Inquilini Roma – è  uno scandaloso spreco di risorse, che avvantaggia pochi e spesso illeciti appetiti privati e alimenta condizioni di degrado e di disagio inumane per chi è costretto a viverci: per anni, ci siamo perciò battuti affinché fossero chiusi, per superare la politica “dell’emergenza” con delle misure di sostegno strutturale”.

La macchina avviata da Francesca Danese, ex assessore alla Casa, è stata utile, ma troppo lenta. Roma, per risolvere la precarietà abitativa, ha bisogno di cambiamenti strutturali. Dopo l’approvazione della delibera sul “buono casa”, l’Unione Inquilini, insieme agli inquilini dei “residence”, promuove una mobilitazione cittadina per reclamare maggiori diritti e garanzie. A chi parla di vendita di casa degli enti e di vendita di case popolari sembra giusto rispondere non con il suicidio di queste istituzioni pubbliche, il cui servizio andrebbe invece migliorato e badando alla manutenzione, per esempio, di cui le strutture ne soffrono la mancanza.

Ma quando si parla di “passaggio da casa a casa”, non si fa mai richiesta o riferimento a nuova edilizia. Tutt’altro: è il rilancio delle case popolari, quello che interessa. “L’assegnazione delle migliaia di alloggi vuoti e sfitti che da anni attendono solo di essere assegnati”, aggiunge Lanciano. Il “buono casa”, così com’è,  potrebbe avvalersi, seppure in modo transitorio, per garantire un “accompagnamento” adeguato agli inquilini.

Ma come fa il Comune a chiedere di stipulare un contratto di affitto numero sul “libero mercato” entro il 31 dicembre 2015, ignorando del tutto la condizione sociale ed economica di queste famiglie, che non hanno né soldi né “garanzie” reddituali perché un proprietario si convinca a cedergli la propria casa?

Il Comune dovrebbe mettere a disposizione i migliaia appartamenti pubblici e privati sfitti o invenduto, da destinare al “buono casa”, salvando sia i diritti degli inquilini.

Il prossimo sabato, dalle ore 16,00 in via Tor De Schiavi n. 101, ci sarà una grande assemblea pubblica di tutti gli inquilini dei residence di Roma, che proseguirà il prossimo lunedì, alle ore 10:30, in un presidio sotto le sede della Prefettura in via IV Novembre.

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