Dopo quasi vent’anni Repubblica cambia direttore. Ezio Mauro, che ha guidato il quotidiano del gruppo De Benedetti dal maggio del 1996, lascerà la direzione il prossimo 14 gennaio. Una data non casuale visto che coincide con il quarantesimo anniversario della testata fondata da Eugenio Scalfari nel 1976.

Ad annunciarlo è stato lo stesso Mauro nel corso della riunione di redazione di mercoledì 25 novembre. A breve è attesa l’ufficializzazione della nomina del successore. Che sarà l’attuale direttore della Stampa, Mario Calabresi, a lungo in predicato per la direzione del Corriere della Sera. In serata, a conferma delle indiscrezioni, è arrivata la notizia delle sue dimissioni dalla guida del quotidiano della Fiat e del suo nuovo incarico.  “A Natale dopo 6 anni e mezzo lascerò @la_stampa e un pezzo di cuore: è stata un’avventura bellissima. A gennaio ricomincio a @repubblicait”, ha scritto Calabresi su Twitter.

A Natale dopo 6 anni e mezzo lascerò @la_stampa e un pezzo di cuore: è stata un’avventura bellissima. A gennaio ricomincio a @repubblicait

Tra le prime reazioni al cambio al timone, spicca quella di Adriano Sofri, ormai storico collaboratore di Repubblica, che ha a sua volta annunciato sull’edizione online del Foglio la cessazione dei suoi rapporti con il quotidiano romano. “Leggo – dal Bangladesh, dove sto viaggiando – che Ezio Mauro lascerà la direzione di Repubblica dal prossimo 14 gennaio – scrive l’ex leader di Lotta Continua condannato per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi, padre del futuro direttore di Repubblica -. Sono contento per lui, che comincerà una terza delle sue sette vite nella forma migliore. Gli sarà un po’ difficile, con la passione che lo anima, lasciare proprio durante una guerra mondiale. Ma troverà senz’altro un buon punto da cui partecipare. (Essendo la mia lunga collaborazione a Repubblica un riflesso della mia personale amicizia per Ezio Mauro, naturalmente finirà con la sua direzione)”.

Prima di prendere in mano le redini di Repubblica direttamente da Scalfari, Mauro, 67 anni appena compiuti, è stato direttore della Stampa per la quale era stato inviato speciale nei primi anni ottanta, fino a quando, nel 1988, era passato a Repubblica come corrispondente da Mosca negli anni della Perestrojka. L’addio era nell’aria da circa un anno e viene formalizzato in occasione dell’anniversario del quotidiano che ha avuto solo due direttori in quarant’anni.

La Repubblica tradita

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