Ombre sullo smaltimento degli ulivi infettati dal batterio della Xylella: la Procura di Brindisi ha aperto un’inchiesta sulle operazioni eseguite in attuazione del piano del commissario straordinario Giuseppe Silletti. Il fascicolo è del pubblico ministero Antonio Costantini, incaricato dal procuratore capo Marco Dinapoli che aveva seguito in prima persona un’indagine conoscitiva su quanto stava avvenendo nelle campagne del brindisino. Ora però si procede a carico di persone non identificate: il reato è quello descritto nell’articolo 500 del codice penale, diffusione di una malattia delle piante o degli animali.

L’INCHIESTA DELLA PROCURA – Nei giorni scorsi, su incarico del magistrato inquirente, i carabinieri del nucleo investigativo di Brindisi hanno acquisito alcuni documenti nelle sedi di Brindisi e Bari del settore Agricoltura della Regione Puglia. Negli uffici sono stati prelevati gli elenchi dei terreni in cui sono stati individuati alberi infetti dal batterio e sono state disposte le eradicazioni. La prima indagine è stata avviata dopo la presentazione di un esposto (quattro quelli giunti complessivamente in Procura) da parte degli ambientalisti che hanno protestato per settimane contro le eradicazione degli alberi a Oria. Le associazioni hanno fornito, con il supporto di analisi di laboratorio, anche ipotesi alternative a quella del contagio da Xylella attraverso la cosiddetta ‘sputacchina’ (l’insetto vettore). L’inchiesta intende ora accertare se vi siano state omissioni e se siano corrette le procedure seguite per combattere la diffusione della malattia.

GLI ALTRI ESPOSTI – Nel frattempo sono altre tre le denunce presentate presso la Procura di Brindisi. Due sono state presentate a fine ottobre dal sindaco di Torchiarolo, Nicola Serinelli e dal comitato ‘No al carbone’. Nel primo caso si tratta di una denuncia a carico di persone non identificate per presunte omissioni nella gestione dei problemi generati dalla Xylella Fastidiosa. Nel comune in questione, secondo le disposizioni del piano Silletti, devono essere abbattute anche le piante nel raggio di 100 metri.

Pochi giorni dopo, l’esposto da parte dei ‘No al Carbone’. “I criteri che definiscono il piano Silletti bis – è la denuncia – prevedono, prima e dopo l’eradicazione delle piante d’ulivo, un massiccio utilizzo di fitofarmaci (di cui non è dato sapere né il nome né la composizione chimica), sui terreni che ospitano le piante infette”. Operazione – segnalava il comitato – imposta dalla norma al proprietario delle piante “indipendentemente se sia in possesso o no del patentino che lo abilita alla corretta gestione di queste sostanze”. Dubbi sono stati avanzati anche sul fatto che nella maggior parte dei terreni interessati dalle operazioni “non vi è esposto alcun cartello di avviso ai cittadini sulla pericolosità dell’area”. E ancora: mentre secondo il piano “il contadino o proprietario degli alberi è costretto a bruciare sul posto le ramaglie”, tutt’altro è previsto dal Piano di risanamento della qualità dell’aria della Regione Puglia, che vieta questa procedura. Entrambe le denunce sono al vaglio del pm all’attenzione del quale, proprio nelle ultime ore, è stata posta una nuova segnalazione.

L’ULTIMA DENUNCIA – Nelle stesse ore in cui i carabinieri acquisivano i documenti negli uffici della Regione, il comitato spontaneo ‘UnitiSiPuò’ di Torchiarolo ha presentato il suo esposto per diverse ipotesi di reato, sempre legate alle eradicazioni degli ulivi nelle campagne del comune brindisino. Si va dall’omissione di atti di ufficio, al danneggiamento aggravato di beni diffusi del paesaggio e del patrimonio agricolo monumentale, fino alla diffusione dolosa o colposa di malattia delle piante e al danneggiamento doloso o colposo di alberi d’ulivo. La denuncia fa riferimento a quanto accaduto a Torchiarolo lo scorso 4 novembre quando, in contrada “Case Bianche”, sono stati abbattuti centinaia di ulivi. L’obiettivo era prevenire l’epidemia, ma dopo le operazioni – come segnalato dal comitato – i rami non sono stati né bruciati né distrutti e gli ulivi dichiarati infetti o potenzialmente ospitanti – in maniera non ancora evidente – il batterio sono stati “lasciati stesi a terra come cadaveri integri”. Gli alberi – si legge nella denuncia – sono rimasti lì fino al 22 novembre, giorno in cui gli esponenti hanno stilato la loro denuncia”.

LE NUOVE MISURE EUROPEE – Nel frattempo, dopo l’ok alla vendita delle barbarelle previo trattamento dell’acqua calda, arrivano le principali misure decise dal Comitato per la salute delle piante Ue quasi all’unanimità, con le due sole astensioni di Polonia e Austria. La lista delle piante ospiti verrà sostituita ora da due database, uno per la Xylella presente in Puglia, chiamata ‘pauca’ e che attacca gli ulivi, e uno per quella francese, la ‘multiplex’ ritrovata in Corsica e nella zona della Costa azzurra che si attacca invece alle piante ornamentali. La vite continua a essere mantenuta nel database per la Xylella presente in Puglia: per l’Efsa non ci sono ancora prove sufficienti che la ‘pauca’ non si attacchi alla vite. Tutte le piante ospiti in tutti i 28 Paesi dell’Unione europea (e non più solo quelle provenienti dalle zone demarcate), oltre a quelle d’importazione extra Ue, potranno ora circolare in Europa ma solo se accompagnate dal loro passaporto, in modo da assicurarne la tracciabilità. Intanto tutti gli stati membri, entro fine 2016, dovranno preparare e presentare a Bruxelles un piano d’emergenza in caso di contagio da Xylella sul loro territorio.

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