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Ogni volta che penso a Roma mi viene in mente il ministro Alfano, qualunque cosa succeda è sempre (secondo alcuni) colpa sua. Un’altra immagine che ultimamente mi capita di associare alla più bella e umiliata capitale d’Europa è quella di un bozzo pieno di liquido; è stato spremuto talmente tanto che alla fine è esploso e quello che c’era dentro è schizzato in tutte le direzioni.

Ora che i gufi gongolano sperando che il processo su Mafia Capitale affossi del tutto l’immagine della città, che i corvi gracchiano sinistri sui cornicioni di San Pietro e che pure il Claudione nazionale sentenzia con voce suburrea che come sempre “È stata Roma”, ecco, in questa gioiosa congiuntura ci ritroviamo tutti, atei e credenti, a fare il conto alla rovescia per l’inizio del Giubileo. Voglia il cielo che tutto vada bene, che le stanze degli alberghi si riempiano di turisti e che Roma possa mostrare al mondo il suo lato migliore.

Ho il timore però che durante i giorni della Misericordia, Roma perderà solo un po’ di pelo, conservando gli antichi vizi. Immaginatevi un turista straniero che arriva in città in treno. A Termini l’onesto forestiero viene importunato da almeno uno dei rom che pascolano in stazione. Per fargli sentire l’accoglienza del posto gli chiede se può portargli la valigia per la cifra simbolica di 10 euro, se vuole indicazioni per la metro al prezzo di 5 euro, o se gli serve una mano a fare i biglietti per l’autobus, mancia 3 euro. Il turista apre il portafoglio e dona al povero da vero cristiano, o magari no, pensa che quel ragazzo con le Nike ai piedi e la sacchetta tarocca di Louis Vuitton al collo forse ha più soldi di lui e allora fila dritto. Se gli va bene si becca solo qualche lamento, se non è fortunato c’è il rischio che sperimenti su di sé quello che è successo la scorsa primavera a dei turisti asiatici, derubati in metro da un gruppo di borseggiatori.

Il turista riesce a raggiungere Piazza dei Cinquecento, finalmente sgombra dalle bancarelle che la facevano sembrare un suk a cielo aperto. Fuori la stazione trova incolonnati i taxi regolari, ma non fa in tempo a raggiungerli perché viene abbordato da un tassista abusivo che lo convince a salire sulla sua macchina. Alla fine della corsa il turista chiede il conto, ignaro che sta per essere l’ennesima vittima della famigerata tariffa romana nota come double face: se sei straniero aspettati pure di dover scucire 10 euro in più rispetto a quanto pagherebbe un italiano per farsi portare da Termini al Colosseo. Un giochetto che avrebbe messo a dura prova anche l’intelligenza di John Nash.

Ed eccolo lì, l’Anfiteatro Flavio. Il Nostro trova ad accoglierlo guide abusive, gruppetti di venditori di aste da selfie a 10 euro cadauna e file di risciò abusivi, senza targa né assicurazione. È una bella giornata e dopo una visita al Colosseo e una foto con i centurioni (prezzo: 20 euro) il turista decide di andare a piedi in Vaticano.

Arrivato a Piazza Venezia si ritrova circondato da sciami di risciò, gli stessi che si era lasciato alle spalle. Allora pensa che non sarebbe male arrivare in Vaticano a bordo di questi carrellini, così si accorda con il conducente per una tariffa flexi di 30 euro. In Piazza San Pietro il turista smette di pensare ai soldi e comincia finalmente a scorrere i grani del rosario quando viene avvicinato da un uomo che gli offre per 50 euro un biglietto per i Musei Vaticani. La tariffa è all inclusive: comprende ingresso senza fare la fila e visita guidata. Cosa farà il Nostro? Deciderà di pagare oppure si recherà nelle biglietterie autorizzate, dove scoprirà che può acquistare lo stesso biglietto con venti euro di meno? L’uomo insiste, guarda che fila che c’è, gli dice. E alla fine riesce nel suo intento, si infila i 50 euro in saccoccia e tira fuori un foglietto spiegazzato, la stampa della pagina Wikipedia sui Musei Vaticani.

È sera e il turista straniero vuole cenare fuori. Non sa che anche quando si parla di cibo a Roma vale la dura legge della tariffa ad personam. Se hai addosso scarpe simil Birkenstock su calzino bianco di spugna, pantaloni sformati e camicia a motivi improbabili, stai certo che più di qualcuno vedrà disegnata la forma di un Bancomat sulla tua fronte.

Alla fine della cena, dopo una cacio e pepe, un’insalatina con patate e un quarto di vino della casa, e sono altri 25 euro, il turista, con il portafoglio leggero ma il cuore colmo di frammenti di Grande Bellezza, se ne va nella sua stanza. L’ha prenotata su Airbnb, dove in vista del Giubileo i prezzi sono lievitati come la pasta della pizza bianca romana. Chissà se la stanzetta che ha pagato in anticipo si trova in una casa che non potrebbe essere usata come b&b. Forse si tratta proprio di una di quelle 5 mila strutture extralberghiere abusive denunciate da Federalberghi, che spuntano come funghi soprattutto nel quartiere Prati, a ridosso del Vaticano.

Il pagamento è già avvenuto online, dice il proprietario di casa, come fattura puoi usare la mail di conferma che ti ha inviato Airbnb. Il turista straniero non capisce l’italiano, per giunta è stanco e vuole andare a dormire. Chiude gli occhi e si addormenta quasi subito, contando le pecore, mentre a Roma più di qualcuno conta i suoi soldi.

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