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Attentati Parigi, Michel Houellebecq: “Precise responsabilità politiche. Hollande insignificante opportunista”

"Ci si abitua anche agli attentati, nessuna emozione umana, nemmeno la paura, è forte come l’abitudine - afferma lo scrittore francese nell'editoriale pubblicato dal Corriere della Sera nel quale parla anche del "ritardato congenito che svolge le funzioni di primo ministro" e si chiede “chi è stato a decretare i tagli nelle forze di polizia, fino a ridurle all’esasperazione, quasi incapaci di svolgere le loro mansioni?"

di Davide Turrini

“Oh Michel perché sei tu Michel?” Lo scrittore, intellettuale, e sovente polemista, Michel Houellebecq è uscito allo scoperto sugli attentati del 13 novembre a Parigi puntando il dito contro il presidente della repubblica francese Francois Hollande. In un editoriale apparso sul Corriere della Sera un quasi irriconoscibile autore de Le particelle elementari spiega che “ci si abitua anche agli attentati”, “nessuna emozione umana, nemmeno la paura, è forte come l’abitudine”, e che “i francesi sapranno resistere, anche senza sbandierare un eroismo eccezionale, senza aver nemmeno bisogno di uno ‘scatto’ collettivo di orgoglio nazionale”.

Questi forse gli unici afflati hoellebecquianamente nichilista di un testo non proprio lucidissimo, parecchio tirato via a livello argomentativo ma che, soprattutto, crea un cortocircuito interpretativo nella sua dimensione politica ed ideologica. Houellebecq, infatti, era salito (in)volontariamente agli onori delle cronache il 7 gennaio 2015 quando in contemporanea con l’uscita del suo ultimo romanzo Sottomissione, il commando terroristico dei fratelli Kouachi aveva ucciso a colpi di kalashnikov nella redazione di Charlie Hebdo 11 persone, tra cui l’amico di Houellebecq, l’economista Bernard Maris. In Sottomissione si parla infatti di una futura elezione presidenziale francese nel 2022 vinta dal leader del partito musulmano moderato Ben Abbes, contro Marine Le Pen e con il supporto di un fronte di unità nazionale partitica allargato dai socialisti ai gaullisti. “Sono sconvolto”, spiegò dopo l’attentato del 7 gennaio per poi lasciare in silenzio e per diverso tempo Parigi. Accusato spesso di aver fomentato ancor prima di Sottomissione una manifestata “islamofobia” sfociata in un processo (in cui venne assolto), Houellebecq è stato tirato per la giacchetta dentro al pantheon della destra francese, consacrando la definitiva e ben voluta distanza da una sinistra che non l’ha mia digerito nonostante un radicalismo anticapitalista del nostro altrettanto conclamato.

Ed è proprio in questo crinale dell’appropriazione del pensatore, della casacca da assegnare all’intellettuale che Houellebecq stupisce ancora una volta. “La situazione incresciosa nella quale ci ritroviamo è da attribuire a precise responsabilità politiche; e queste responsabilità politiche dovranno essere passate al vaglio, prima o poi. È assai improbabile che l’insignificante opportunista che occupa la poltrona di capo di Stato, come pure il ritardato congenito che svolge le funzioni di primo ministro, per non parlare poi dei «tenori dell’opposizione» (LOL), escano con onore da questo riesame”, scrive l’autore di Piattaforma con una foga distruttiva dispensate verso chiunque. “Chi è stato a decretare i tagli nelle forze di polizia, fino a ridurle all’esasperazione, quasi incapaci di svolgere le loro mansioni? – continua – Chi ci ha inculcato, per tanti anni, che le frontiere sono un’assurdità antiquata, simbolo di un nazionalismo superato e nauseabondo? Si capisce subito che tali responsabilità sono state largamente condivise. Quali leader politici hanno invischiato la Francia in operazioni assurde e costose, il cui principale risultato è stato quello di far sprofondare nel caos prima l’Iraq, poi la Libia? E quali governanti erano pronti, fino a poco tempo fa, a fare la stessa cosa in Siria?”.  Difficile riconoscere il “volgare pornografo sessista” che fa cedere il protagonista di Sottomissione, un professore universitario esperto di Huysmans e ossessionato dal sesso, alle lusinghe della pecunia degli sceicchi islamici, con quel neopresidente Ben Abbes che pretende il ministero dell’istruzione e non quello delle finanze finendo per comperarsi interi, laicissimi, atenei francesi.

Nelle righe comparse questa mattina Houellebecq sembra quasi riportarsi in linea con le tesi “complottiste” che si rifanno alle accuse verso i potenti occidentali, specificatamente francesi, simili, per rimanere in Italia, ad un Giulietto Chiesa o un Gino Strada. Insomma, mentre in Italia esce la raccolta di poesie Configurazioni dell’ultima riva (Bompiani), l’aura del mito letterario trascende nella praticità di alcune considerazioni qualunquiste soppesate più con la facile retorica che dal pensiero come ci aveva abituati. Comunque lo si giudichi e lo si intenda, di Houellebecq anche solo nella forma breve della poesia nell’ultimo libro ci sono scritti versi come questi: “Sparita ogni credenza/Che faceva edificare/Essere e santificare/Abitiamo l’assenza/Poi la vista sparisce/Degli esseri umani più prossimi”.

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