Oussama Khachia ha 30 anni, è un ragazzo marocchino, arrivato in Italia quando aveva 9 anni e cresciuto a Varese, dove ha frequentato la moschea locale, il cui imam è stato allontanato dall’Italia per terrorismo internazionale. Il 28 gennaio scorso anche lui viene espulso a causa della sua propaganda pro-Isis sul web e, secondo le indagini, per aver cercato in Arabia Saudita di entrare in contatto con alcuni jihadisti per unirsi a Daesh. L’intervista, girata lo scorso gennaio all’indomani dei fatti di Charlie Hebdo, trova un’ulteriore attualizzazione alla luce degli attentati che hanno colpito Parigi venerdì 13. “Non possiamo dimenticare che un milione di iracheni sono morti negli anni passati – sostiene il giovane islamico – Oggi i loro figli hanno imbracciato le armi contro l’Occidente. Al-Baghdadi? E’ un iracheno che sta difendendo la sua terra e sta liberando tutti i paesi musulmani”. Il ragazzo arriva a giustificare l’assassinio di 21 copti uccisi dall’Isis lo scorso febbraio su una spiaggia della Libia, esecuzione accompagnata come di consueto con il solito macabro filmato: “E’ una vendetta al golpe fatto in Egitto da Al-Sisi. E’ pan per focaccia”. Secondo Oussama, “lo Stato Islamico non è una minaccia, ma una realtà”  di Francesca Di Stefano

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Sulle tracce di Ismail, la guerra fra mondi dell’Isis: l’appello della madre (prima parte)

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