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In sé non sarebbe una grande notizia. Denis Verdini, spalleggiato dai suoi specialisti in bon ton Lucio Barani e Vincenzo D’Anna, ha presentato in Senato un emendamento alla legge di Stabilità dettato dalle concessionarie autostradali. Anche se si parla del prezioso alleato di Matteo Renzi, il senatore Pd Stefano Esposito evita gli eufemismi: “Ennesimo tentativo di marchetta ad Autostrade per l’Italia e ai Gavio”.

Verdini chiede di cambiare con la legge di Stabilità il codice degli appalti approvato dall’aula di Montecitorio solo ieri. La nuova legge abbassa dal 40 al 20 per cento la quantità di lavori di manutenzione o nuove costruzioni che i concessionari possono fare “in house”, affidandoli senza obbligo di gara. Esposito aveva fatto elevare l’obbligo di gara al 100 per cento, poi la lobby autostradale, minacciando migliaia di licenziamenti, ha recuperato quel 20 per cento di margine. Verdini predica invece la libertà di fare in casa il 100 per cento dei lavori.

Sono da Nobel per l’economia le motivazioni allegate all’emendamento. Secondo Verdini, a causa della crisi le imprese hanno talmente bisogno di vincere le gare che, se vince un altro, fanno sempre ricorso. “Ciò comporta ovviamente, in considerazione del continuo cambio di orientamenti della giustizia amministrativa e dei plurimi gradi di giudizio, che non vi è dovuta serenità per i concessionari di procedere nella stipula dei contratti in pendenza di ricorsi”. Non solo. La fame di appalti spinge i costruttori a offrire ribassi vertiginosi per poi rifarsi con pretese economiche “esplicitate nelle riserve che sfociano poi in contenzioso”. Insomma, le gare d’appalto ritardano i cantieri, ergo vanno rottamate. Come liberalizzare il contante per combattere il nero: l’idea di Verdini è così eversivamente innovativa che c’è da temere di vederla fatta propria dal premier rottamatore.

il Fatto Quotidiano, 18 novembre 2015

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