Imam dentro il carcere di Bologna per arginare il fondamentalismo. Lo chiede, dopo i fatti di Parigi, la garante regionale dei diritti dei detenuti, Desi Bruno, che lancia un appello: “Abbiamo bisogno che il diritto di culto sia garantito all’interno del carcere, dando la possibilità di accedere a imam che siano in grado di guidarlo. Allo stesso tempo, devono essere imam riconosciuti e che rispettino la nostra Costituzione e le nostre leggi. Non possiamo permetterci guide spirituali improvvisate“. “E’ un tema sottovalutato – insiste Bruno – ma fondamentale”. La proposta della garante, però, ha fatto salire sulle barricate la Lega Nord che da giorni, in Regione, chiede la chiusura delle moschee. “Consentire l’ingresso in carcere degli imam è una follia”, attacca Lucia Borgonzoni, leader e candidata sindaco del Carroccio a Bologna.

“Le parole di Bruno spaventano”, continua Borgonzoni. “Trovare dei predicatori islamici che riconoscano la nostra Costituzione, ad esempio nelle parti che sanciscono l‘uguaglianza tra uomo e donna, è utopia”. “Se c’è il timore che la jihad faccia proseliti all’interno del carcere della Dozza lo si denunci chiaramente e si intervenga, si impediscano gli assembramenti nelle ore di preghiera e si registri e controlli quanto avviene”.

Nel penitenziario di Bologna, proprio per favorire un dialogo tra culture e scongiurare derive fondamentaliste, oggi partirà la seconda edizione di “Diritti doveri solidarietà”, un progetto educativo dedicato ai detenuti musulmani che rappresenta un’iniziativa unica in Italia. Tra gli argomenti delle lezioni: la Costituzione italiana, le nuove Costituzioni arabe, il contrasto tra leggi degli uomini e leggi di Dio, la libertà religiosa, l’uso di alcool e droghe nel mondo islamico, il giusto processo, la donna e la famiglia. La prima lezione, mercoledì 18 novembre, tratterà del Premio Nobel per la Pace di quest’anno, assegnato al Quartetto per il dialogo in Tunisia protagonista della stagione delle primavere arabe.

L’iniziativa è promossa dalla Garante per i diritti dei detenuti insieme al Centro per l’istruzione degli adulti negli istituti penitenziari di Bologna (Cpia). “Questa prova di dialogo tra Costituzioni che tiene conto dei tentativi recenti di alcuni Paesi arabi di darsi regole finalmente democratiche – spiega Bruno – aiuta a far sentire meno soli i detenuti stranieri e può costituire un argine al diffondersi di sentimenti e ideologie fondamentaliste che possono attecchire proprio nei luoghi di privazione della libertà personale”.

“In cella i rischi di radicalizzazione su base religiosa sono elevatissimi – avverte Emilio Porcaro, dirigente del Cpia –, per questo il progetto è di stretta attualità. L’obiettivo è la ricerca di vie di confronto con persone di fede islamica all’interno di un carcere”. Le lezioni della Dozza ai detenuti islamici stanno per arrivare anche sul grande schermo con “Dustur (Costituzione)”, il documentario realizzato dal regista Marco Santarelli durante gli incontri dell’edizione 2014-2015 di “Diritti doveri solidarietà”. Il documentario, inoltre, sarà in concorso al 33esimo ‘Torino film festival‘ con la prima in programma domenica 22 novembre. Sull’esperienza dello scorso anno è stato anche stampato un volume, un vero e proprio diario di bordo, disponibile on line sul sito del garante regionale dei detenuti.

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