“Sur Internet, toute personne convaincue de consulter les sites djihadistes doit être considérée comme djihadiste, ce doit être reconnu comme un délit. Il faut prendre la même mesure que pour la consultation de sites pédophiles” – Chiunque consulti un sito internet jihadista deve essere considerato jihadista e tale fatto deve essere considerato reato. Bisogna adottare le stesse misure previste per chi considera siti di pedopornografia”. E’ questa l’idea lanciata ieri sera, in diretta Tv – su TF1 – dall’ex Presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy.

Madrid, Congresso Ppe

Ed è un’idea – che, peraltro, l’ex capo di Stato aveva già proposto in passato – che dopo la strage di Parigi di venerdì scorso potrebbe trovare terreno fertile ed attecchire, raccogliendo, magari, consensi anche al di là dei confini francesi.

Ed è proprio per questo che, benché, in queste ore, sia più facile discutere di come impedire che quanto accaduto a Parigi si ripeta di nuovo ed appaia farsi largo il principio secondo il quale il fine di debellare la piaga del terrorismo integralista di matrice islamica giustifichi il ricorso ad ogni mezzo, val la pena mettere subito, nero su bianco, che l’idea di considerare un uomo un criminale e di condannarlo esclusivamente per quello che legge online è barbara ed incivile almeno quanto lo è il fenomeno che, per questa via, si vorrebbe sconfiggere.

Procedere nella direzione indicata da Nicolas Sarkozy significherebbe dichiararsi sconfitti per davvero, dover prendere atto che i terroristi hanno vinto portandoci via oltre alla serenità anche la capacità di rimanere saldamente ancorati a principi, valori e diritti fondamentali che rappresentano il cuore delle nostre civiltà e democrazie.

Un uomo non può essere considerato terrorista per quello che legge o non legge online. Può leggere per capire cosa arma la mano di un terrorista, può leggere per raccontare ed informare o leggere per informarsi.

Il giorno in cui un Paese civile e democratico condannasse qualcuno per quello che ha letto cancellerebbe in un sul colpo secoli di storia e di democrazia e si porrebbe allo stesso livello del nemico che dichiara di voler sconfiggere.

Tutti d’accordo nel fatto che l’Europa ed il mondo intero, oggi più che mai, debbano fare quadrano attorno alla Francia ferita a morte e fare squadra contro un nemico comune utilizzando ogni mezzo coerente con i nostri principi, i diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino e la storia centenaria delle nostre democrazie ma guai se in nome di questo nobilissimo fine rinunciassimo alla nostra identità culturale e ci spingessimo fino a considerare reato semplicemente leggere qualcosa online.

Senza dire che condannare qualcuno per quello che legge ha per necessario presupposto che qualcun altro – in nome e per conto dello Stato – controlli quello che centinaia di milioni di cittadini europei leggono online, un’operazione di sorveglianza di massa inconcepibile ed inammissibile in ogni Paese democratico.

Sì, naturalmente, alla guerra al terrorismo – per quanto già il termine “guerra” evochi scenari foschi ed assai poco confortanti – ma no, senza esitazioni, ad abdicare ai nostri diritti e principi fondamentali online come off line nel nome di questa guerra.

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