Franco BattiatoAnthologyLe nostre anime è la nuova raccolta della vasta produzione artistica di Franco Battiato. Il cantautore, compositore e regista catanese ha voluto realizzare, nel cinquantesimo anniversario della sua carriera musicale, un vero e proprio distillato della sua copiosa produzione artistica, tanto musicale quanto cinematografica e televisiva. L’antologia del maestro siciliano, dal 13 novembre in vendita in tutti i negozi di dischi e negli store digitali, è infatti disponibile in due differenti versioni: una, esclusivamente musicale, di 3 cd, e una seconda, in 6 cd e 4 dvd, contenente, oltre a tanta musica in più, anche i film e il programma televisivo Bitte Keine Reklame. Quella di Battiato è una produzione musicale vasta e variegata, che spazia dal pop alla lirica, dall’elettronica alle sperimentazioni d’avanguardia, dal rock al balletto, in un continuo avvicendarsi di nuovi linguaggi e stili possibili. Un’antologia era dunque una specie di atto dovuto, sia per lo stesso Battiato che per tutti i suoi seguaci, specie poi se realizzata col coinvolgimento diretto del suo stesso autore: “Dato che hanno sempre pubblicato raccolte senza darmi retta, ora devono pagarla” racconta Battiato che, in questi giorni di promozione, ha attraversato alcune tra le più importanti emittenti radiofoniche e televisive del Paese. Un lavoro che presenta, oltre a molti dei pezzi più significativi del suo repertorio, 2 inediti e 2 cover: ai nuovi Le nostre anime (che fornisce il titolo all’antologia e che abbiamo già recensito) e Lo spirito degli abissi, brani più significativi da un punto di vista letterario che musicale, Battiato affianca infatti la riscrittura di due canzoni, una di Morricone e un’altra appartenente al proprio catalogo. Scritta nel 1966 per Mina, Se telefonando è la canzone che il cantautore siciliano ha voluto ‘riscattare’ da quell’iniziale insuccesso che la vide a suo tempo solo 15esima in classifica: “Ho realizzato questa cover tre o quattro mesi prima di aver ascoltato quella di Nek” afferma Battiato, laddove il parallelismo corre immediato con la cover, firmata sempre dal cantautore catanese qualche anno fa, di un brano come Il cielo in una stanza di Gino Paoli. Scritti entrambi per Mina, il riadattamento di Battiato conferisce a questi brani uno spessore meditativo capace di elevarli, portandoli verso zone proprie di classici come E ti vengo a cercare o La cura.

L’atro brano che Battiato sceglie di riarrangiare è quel Centro di gravità permanente che, insieme all’album nel quale fu pubblicato, La voce del padrone (EMI, 1981), diede al nostro l’immensa popolarità che da allora non ha mai smesso di accompagnarlo. Da Centro di gravità a Center of gravity, dal testo in italiano a quello, con parole nuove, in inglese, dalla voce di Battiato a quella di Mika. È proprio il cantante di origini libanesi infatti a interpretare questa nuova versione del vecchio cavallo di battaglia di casa Battiato: “Non sono stato io a scegliere di duettare con Mika, lo hanno scelto per me i discografici”, afferma Battiato andando a confermare qualcosa di facilmente immaginabile. Molto efficace nel ritornello, dove le voci di Battiato e Mika si uniscono nel vero e proprio duetto della canzone e dove le parti strumentali concorrono a dotarla di potenza e vigore, non altrettanto si può affermare per le strofe, affidate per lo più alla voce ‘bimbettante’ del libanese naturalizzato britannico. L’impressione che complessivamente se ne ricava è quella di un buon karaoke da ristorante del sabato sera, salvo appunto l’intervento del ritornello che, in questo contesto, giunge a risollevare le sorti della cover di un brano tanto significativo da meritarsi probabilmente qualcosa in più.

Aspetto invece molto importante e di grande pregio di questa nuova, e a quanto pare definitiva, antologia, è il nuovo missaggio, firmato da Pino ‘Pinaxa’ Pischetola, di molti dei brani in essa presenti. Missaggi così ben fatti da permettere un nuovo, inedito ascolto di brani storici come L’era del cinghiale bianco, Summer on a solitary beach, Bandiera bianca, Cuccurucucù, Voglio vederti danzare e tanti, tanti altri, compresa la versione originale, anch’essa puntualmente remissata, di Centro di gravità permanente. Improvvisamente dunque, giusto per fare qualche esempio, emergono da Cuccurucucù intere parti corali che nella versione originale non si sentivano affatto, mentre il basso elettrico assume ne L’era del cinghiale bianco una centralità prima appena adombrata; la batteria di Up patriots to arms acquista un suono più moderno, mentre nel ritornello di Voglio vederti danzare la voce di Battiato si moltiplica ed effetti di delay vanno ad aggiungersi ai suoni di sintetizzatore. I nuovi missaggi non sono però, oltre agli inediti, l’unico elemento di novità di Anthology: presenti all’appello sono infatti anche vere e proprie nuove versioni, interamente ricantate da Battiato, di alcuni cavalli di battaglia come La stagione dell’amore, L’animale e Lode all’inviolato. Un cofanetto, anzi due, che verrà apprezzato tanto dai vecchi seguaci quanto dai nuovi fan di un autore che non smette di mietere consensi e di suscitare un plauso autenticamente intergenerazionale.

Articolo Precedente

Parigi, Cesare Cremonini e la celebrazione della vita

next
Articolo Successivo

Dan Auerbach: “Suonavamo a Parigi la sera degli attentati. Potevamo esserci noi al posto degli EODM”

next