Ogni anno nel mondo si scommettono circa 20 miliardi di euro su partite della Serie A. In media sono 53 milioni di euro a match. Un volume d’affari enorme che fa del massimo campionato italiano di calcio il terzo più goloso per gli scommettitori dopo la Premier League (67 miliardi) e la Liga, seconda con un volume di puntate attorno ai 40 miliardi. “Numeri impressionanti” come in tanti li hanno definiti durante la presentazione del progetto “Per l’integrità del gioco” che vedrà la Lega Calcio accanto a Sportradar AG – multinazionale specializzata nell’analisi e monitoraggio dei flussi di scommesse e nella lotta al match-fixing attraverso sofisticati sistemi di monitoraggio – per la formazione di tutti gli atleti delle prime squadre e delle formazioni Primavera dei club di Serie A.

Una risposta forte al fenomeno delle combine, allarmante a livello globale come in Italia. Dal 2009 a oggi, infatti, Sportradar ha segnalato 2200 eventi di vari sport “ragionevolmente truccati”. Quanti nel nostro Paese, recentemente scosso dalle inchieste Dirty Soccer e I treni del gol e con l’indagine Last Bet ormai chiusa nella quale è coinvolto anche il tennis? A domanda de ilfattoquotidiano.it, il responsabile italiano Marcello Presilla si è trincerato dietro un “non conosco i dati”. Forse, meglio non darli. Andiamo avanti.

Di certo davanti al fenomeno delle combine calcistiche e sportive, l’Italia ha risposto con l’introduzione del reato di frode sportiva – assente in molti altri Paesi europei – e normative ancora più stringenti sono in via di definizione. Come la proposta di confisca dei beni degli sportivi coinvolti in combine, avanzata dalla Lega Serie B al Governo. Perché poi il ritorno economico resta alla base del matchfixing. “Si truccano le partite – spiega Presilla – in primis per ragioni sportive, come evitare una retrocessione. Una volta combinato il risultato si innestano le scommesse”. Di casi del genere ne è piena la recente cronaca sportivo-giudiziaria di Lega Pro e Dilettanti.

La Serie A, che tremò con l’inchiesta di Cremona, diventa quindi la prima lega di massima serie in Europa a varare un programma di formazione che coinvolge tutti i tesserati dei club. Si inizia venerdì a Napoli, poi toccherà a Sassuolo, Fiorentina e Palermo. La vera sfida è sensibilizzare i calciatori a riconoscere ed evitare personaggi che gravitano attorno alle organizzazioni malavitose che gestiscono i grandi flussi di scommesse, il cui epicentro è in Asia. È lì che viene raccolto l’80 per cento delle puntate secondo i dati di Sportradar, che monitora 11 discipline sportive per un totale di oltre 65mila eventi all’anno ‘ficcando il naso’ nei sistemi dei bookmakers così da seguire andamenti anomali dei flussi. Che presentano pieghe spaventose: “La nostra stima prudenziale parla di 1.000 miliardi di euro scommessi ogni anno su eventi sportivi. Nelle regioni asiatiche – dice Presilla – capita non di rado che un singolo scommettitore punti 500-600mila euro su una partita”.

All’estero è sterminato anche il campo di “cosa” è giocabile. Il cervellone di Sportradar ha calcolato che i bookmakers mondiali offrono 73 tipi di scommesse su un evento di Serie A: oltre ai classici 1X2, risultato esatto e somma dei gol è possibile puntare, ad esempio, anche su “prima squadra a battere un calcio d’angolo” o “giocatore ammonito sì/no”. Una gamma tanto variegata da permettere di alterare anche una sfumatura del match senza combinarlo in toto. E il ventaglio è ampio anche nei campionati Primavera con 31 tipologie di scommessa su partite di ragazzi a un passo dal professionismo e più facilmente ‘agganciabili’ da chi trucca i match. Non a caso la Serie A e Sportradar hanno coinvolto anche le giovanili nel progetto di educazione e prevenzione. “Abbiamo per tantissime ragioni un bisogno forte di avere certezze sulla correttezza delle competizioni. Questo è lo spirito dello sport e del calcio – dice il presidente della Lega Maurizio Beretta – I risultati ci spingono ad andare nella stessa direzione, le realtà giovanili hanno meno difese e necessitano di maggior attenzione. Ma servono occhi vigili in tutte le categorie e lavorare sulla prevenzione, informando chi ambisce a diventare professionista dei rischi legati all’illecito”.

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