La mini ripresa italiana perde slancio, rallentata dalla frenata cinese e dalla recessione russa. Nel terzo trimestre, stando alle stime preliminari dell’Istat, il Pil è cresciuto dello 0,2% dopo il +0,3% del periodo aprile-giugno e il +0,4% registrato tra gennaio e marzo. Il dato è sotto le attese degli analisti e le previsioni dello stesso istituto di statistica: il consenso si attestava su un +0,3%. L’Istat nota che “la componente nazionale”, cioè consumi e investimenti, ha dato un contributo positivo, mentre quella estera ha pesato in negativo. Vale a dire che le esportazioni si sono ridotte. Rispetto al terzo trimestre del 2014, il Pil è aumentato dello 0,9%, il rialzo più alto da quattro anni.

La crescita acquisita del Pil per il 2015, cioè quella che l’Italia metterebbe a segno per il 2015 se di qui a fine anno la variazione fosse nulla, è pari a +0,6%. E secondo gli analisti di Unicredit e Intesa Sanpaolo diventa a questo punto difficile centrare l’obiettivo di crescita del governo, che è dello 0,9%. Per Loredana Federico, analista di Unicredit Research, “è probabile che la crescita annua dello 0,9%, il target del governo per il 2015, non si realizzi”. La causa della “sorpresa al ribasso” va cercata, per l’economista, nella “debolezza delle economie emergenti“. Dalla Cina, che non centrerà l’obiettivo di una crescita del 7%, alla Russia che nel terzo trimestre ha visto il Pil crollare del 4,1%, fino al Brasile che secondo gli analisti chiuderà l’anno con un Pil in calo del 2,3%. Resta invece, aggiunge, “ancora possibile centrare il +0,8%, stimato da Unicredit per quest’anno”. Le speranze, chiarisce, sono legate soprattutto al “tasso di cambio, di cui l’export potrà beneficiare”. Tuttavia, secondo l’analista, “c’è il rischio forte” di non andare oltre “lo 0,7%”. Che è del resto la stima su cui convergono l’Organizzazione per la coesione e lo sviluppo economicole agenzie di rating Standard & Poor’s e Moody’s. Voce fuori dal coro quella della Banca d’Italia, che a luglio prevedeva anch’essa un +0,7% ma a fine ottobre, per bocca del governatore Ignazio Visco, ha alzato la stima a “fino all’1%”.

“In questa fase stiamo vedendo segnali forti di ripresa dalle indagini di fiducia sia su imprese che consumatori che però si stanno riflettendo solo in parte sui dati reali”, è il commento di Paolo Mameli della direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Che per l’ultimo trimestre del 2015 si attende “un’accelerazione dello +0,4% coerente con un +0,8%” di media annua, mentre “l’obiettivo del governo – rialzo dello 0,9% – è abbastanza ottimistico“. Standard&Poor’s, che venerdì ha confermato il rating della Penisola a BBB-, il Pil crescerà di “circa lo 0,8% nel 2015”, per poi accelerare “a circa il +1,3% medio” nel periodo 2016-2018.

Tesoro: “Obiettivi non pregiudicati ma serve un buon quarto trimestre” – Il Tesoro ha replicato, attraverso il direttore Analisi economiche Riccardo Barbieri, che “il dato del Pil diffuso dall’Istat è un po’ deludente ma non pregiudica gli obiettivi annuali”, perché non contiene il fatturato del settore dei servizi e sottostima l’effetto dei giorni lavorativi. “Crediamo che la prima stima sarà aumentata a +0,3%: è già successo con il periodo aprile-giugno”, ha spiegato Barbieri. Il dato infatti è preliminare. Ma per centrare il +0,9% su cui è basata la politica economica del governo “servirà un buon quarto trimestre”, ha ammesso. Colpa appunto dell’“andamento in flessione di alcune economie: l’export verso la Russia (dopo l’embargo, ndr) è in caduta, rallentano la Cina e il Brasile; anche i paesi Opec, per gli effetti del calo dei prezzi petroliferi, sono in un memento di riflessione”. Il premier Matteo Renzi si è invece concentrato sul progresso dello 0,9% rispetto al terzo trimestre 2014: “Si tratta di un andamento molto positivo anche se bisogna fare di più. Saremo felici quando il Pil sarà vicino al 2 per cento”.

Germania rallenta, Francia recupera – Nello stesso periodo il Pil degli 11 Paesi dell’Eurozona, attesta l’Eurostat, è cresciuto dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dell’1,6% rispetto a un anno prima. Nel secondo trimestre era cresciuto dello 0,4% e su anno dell’1,5%. Per i 28 Paesi Ue, invece, il progresso è stato dello 0,4% su trimestre e dell’1,9% su anno, dati identici a quelli del secondo trimestre. La Germania, che a settembre ha visto scoppiare lo scandalo Volkswagen, nel trimestre è cresciuta dello 0,3% dopo il +0,4% di quello precedente. In recupero invece la Francia, a +0,3% dopo la variazione zero del secondo trimestre. Nel Regno Unito il progresso è stato dello 0,5%, in frenata rispetto al +0,7% del periodo aprile-giugno. Negli Stati Uniti l’aumento del Pil è stato invece dello 0,4%. In termini tendenziali, cioè rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, si è registrato un aumento del 2% negli Usa e dello 2,3% nel Regno Unito.

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