Oggi escono i nuovi album di One Direction e Justin Bieber. Boom.
Ne scrivo qui. Ariboom.


Un passo indietro.
Un tempo sotto Natale uscivano le strenne. Detto così suona quasi pleonastico. Quando mai dovrebbero uscire le strenne se non a Natale?
Ma è vero che un tempo, in campo discografico, da novembre in poi si permettevano di uscire solo i numeri uno, quelli che potevano reggere il periodo natalizio, rischiando magari anche di scontrarsi con gli altri numeri uno. A Natale, del resto, si regalavano gli album, ed erano regali graditi. Oggi no. Non c’è più lo spazio di una volta, e la musica te la trovi gratis dentro lo smartphone, perché mai essere contenti di aver ricevuto un cd?
Quindi niente più strenne. Ma non per questo non escono più cd in questo periodo, anzi. Ultimamente a novembre si gioca al massacro, tirando fuori nel giro di poche settimane tutti, ma proprio tutti tutti, finendo così per autocannibalizzarsi. Quando uso il verbo autocannibalizzare, intendo mangiare se stessi, è ovvio, ma quando dico “finendo così per autocannibalizzarsi”, per essere chiari, ho in mente le case discografiche, i management e chiunque decida le uscite discografiche come soggetti del verbo in questione. Sono loro che si mangiano a vicenda. Sono loro i cannibali di loro stessi.

Risultato, nessuno vende tanto, al massimo si campa col cottimo, e buona notte, davvero, ai suonatori. Guardate il mercato italiano, fuori nel giro di poco Max Gazzè, Laura Pausini, Biagio Antonacci, Modá , Franco Battiato, Emma e Marco Mengoni, andando a memoria. Un massacro, probabilmente. In genere si tende a non pestarsi i piedi, perché i cd si vendono sempre meno e dare troppa scelta a chi compra è un rischio, ma adesso son tutti lì a pestarsi i piedi, a mangiarsi, a sbranarsi. Fine della storia, dirà qualcuno. No.

Oggi escono due album che, sulla carta, potrebbe mandare a casa tutti gli altri, con buona pace di chi ha apparecchiato la tavola mettendosi poi dentro il piatto.

Non si parla di qualità, intendiamoci, ma di numeri. One Direction e Justin Bieber, come dire i due nomi campioni del pop dei giorni nostri. Senza se e senza ma. Da una parte l’album del post Malik Zyan, la prova del nove, dall’altra quello della consacrazione, dopo cinque, dico cinque, singoli finiti dritti in vetta alle classifiche e una marea di premi agli scorsi Ema milanesi.

Bene, Made in the A.M., della boy band delle boy band, e Purpose del giovane canadese non deludono. Sono perfetti. Il mercato li accoglierà bene. Le fan si strepperanno i capelli. Loro finiranno in vetta alle classifiche, e lì rimarranno al lungo, con buona pace di chi, da casa nostra, si è convinto che dire di essere famosi nel mondo equivale, in effetti, a essere famosi nel mondo. Insomma, One Direction e Justin Bieber non deludono nessuno.
O forse sì, deludono. Perché uno sarebbe legittimato a pensare che si tratti di fenomeni privi di talento, da una parte il frutto del genio di Simon Cowell, quello dei talent, dall’altra il bimbominkia dei bimbiminkia, quello uscito da youtube e famoso per le sue bizze da star e la sua storia con la sua corrispettiva femminile Selena Gomez (presente Justin Timberlake e Britney Spears, una decina e passa di anni fa?). Invece i lavori sono tutti di ottima qualità. Niente fuffa, dentro le tracce, suoni curatissimi, più classicamente pop quelli degli One Direction, più virati al l’elettronica, grazie a Skrillex e Diplo, ma soprattutto grazie a Rick Rubin, il produttore dell’album quello di Justin (Rick Rubin, Santo Dio). Dischi solidi, pop, orecchiabili e destinati a rimanere, con ottime possibilità di finire in radio, e di essere ballati e cantati dal vivo. Ecco, in questo sì che il critico, prevenuto, può dirsi deluso, perché questi sono lavori di grande livello, che di certo non cambieranno il corso della musica (la scelta di non approfondire i titoli non si legga come atto di sciatteria o casualità), ma che sono quasi perfetti nel loro essere squisitamente pop.

Gli One Direction, se ne facciano una ragione i fan di Malik e dei Take That, hanno superato il divorzio, diventando la boy band più artisticamente di successo e longeva, spiace dirlo, ma Malik Zyan non è il novello Robbie Williams, mentre Justin si sta incamminando a grandi falcate a seguire proprio la carriera di Timberlake, di certo non claudicante e incerta. Un futuro, il loro, di tutti loro, fatto di successi, chi scrive è pronto a giocarcisi parte della faccia. Poi, chiaro, chi scrive se deve scegliere ascolta altro, anche in campo squisitamente pop. Ma Made in the A.M. e Purpose sono proprio due begli album, sia messo agli atti. Si tratta di musica pop, ma è musica pop di qualità. Due strenne, una volta tanto

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