“Perché costruisco opere con i Lego? Perché tutti li hanno usati e tutti li amano”. Nathan Sawaya ha riprodotto la Monna Lisa coi Lego. Ex avvocato a New York, oggi è un artista a tempo pieno. La sua mostra, “The Art of the Brick”, secondo la Cnn è tra le dieci da non perdere al mondo. A Roma, fino al 14 febbraio al Set – Spazio Eventi di via Tirso, ci sono dinosauri, una replica del Bacio di Klimt e un violino costruiti con i mattoncini. Ha usato la colla, Nathan Sawaya, e qualcuno si insospettisce sul sito del Lego User Group: “Sawaya dice che è usata non tanto per motivi strutturali, bensì di trasporto e montaggio (a voi l’ardua sentenza!)”, avvisa un utente.

L’ItLug (Italian Lego Users Group) è la comunità degli appassionati. Un’associazione culturale con 450 iscritti. Gli utenti registrati sul sito sono circa 1500. Non è solo Sawaya, infatti, a dilettarsi con le costruzioni. Anche i fan espongono le loro opere amatoriali. “Circa una volta al mese organizziamo eventi locali o nazionali”, dice Gianluca Cannalire, 44 anni, del consiglio direttivo ItLug. Al Lucca Comics il Lug ha esposto una città di Lego di 20 mq, opera collettiva da 500mila pezzi. “Gli appassionati non usano colla, non dipingono e non tagliano mattoncini – spiega Gianluca – così si possono riutilizzare per nuove costruzioni”.

Oggi Lego, secondo Brand Finance, è il brand più potente del mondo e il primo produttore al mondo di giocattoli, davanti a Mattel. Le vendite, quest’anno, sono aumentate del 18% rispetto al 2014. Troppa richiesta, e forse qualcuno non riuscirà a comprarli per Natale. “Non riusciremo a evadere tutti gli ordini della clientela per la parte restante dell’anno”, ha annunciato il portavoce Roar Trangbaek. Per aumentare la produzione, Lego sta assumendo negli stabilimenti in Messico, Ungheria e Danimarca.

Eppure, nel 2004, l’azienda era sull’orlo del fallimento. I parchi giochi a tema stentavano, i videogiochi non decollavano. Due business costosi che avevano offuscato il mattoncino tradizionale. Lego licenziò e spostò fabbriche dove il lavoro costa meno. Nessun risultato. Allora tornò sui suoi passi, migliorando qualità ed estetica del mattoncino. I lavoratori di Billund, la casa madre in Danimarca, tornarono in fabbrica. Per sfornare nuovi modelli ogni anno. Fino al 2004, invece, bisognava attendere anche 3 anni per una nuova linea.

I collezionisti gongolano. E quando un pezzo esce di produzione, il suo valore s’impenna. Il Taj Mahal, su Amazon, sfiora i 4mila euro. Come La grande giostra e La strada del mercato. Dal 2000 a oggi, il valore delle costruzioni Lego è aumentato del 12 per cento l’anno. Più di case, oro o azioni, secondo il Daily Telegraph. “L’astronave di Star Wars, il Millennium Falcon – spiega Gianluca – può arrivare a 5 mila euro, se ancora imballata”. Ma il Santo Graal è la minifigure di Mister Gold, un omino cromato col cilindro in testa. Intanto, sul sito itLUG, tutti fremono in attesa della caserma dei Ghostbusters.

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