“Abbiamo finito, è fatta”. L’sms parte il 17 luglio dal cellulare di Anna Scognamiglio, la giudice su cui la Cassazione ha avviato accertamenti preliminari e che l’estate scorsa ha deciso sul ricorso di Vincenzo De Luca contro la sospensione dall’incarico prevista dalla legge Severino per i condannati che ricoprono cariche pubbliche. E a luglio ha deciso che il ricorso è accolto, cioè che il neogovernatore della Regione Campania può restare in sella. Questo sms indirizzato al marito Guglielmo Manna e i seguenti tra Manna e il capo della segreteria di De Luca Carmelo Mastursi, costituiscono la base dell’inchiesta che coinvolge (e vede indagato per concussione) il governatore campano. Che, tramite il suo staff, avrebbe promesso un posto importante alla guida dell’Asl proprio al marito del giudice chiamato a esprimersi sul suo futuro. Il Corriere della Sera riporta gli stralci delle conversazioni intercettate: tornando al 17 luglio (la sentenza verrà depositata solo 5 giorni dopo, il 22) e proseguendo in ordine cronologico, non appena Manna riceve l’sms della moglie, scrive al capo della segreteria di De Luca: “E’ andata come previsto”.

Video di Manolo Lanaro

Il procuratore generale della Cassazione Pasquale Ciccolo ha avviato accertamenti preliminari sulla giudice Scognamiglio. Intanto il presidente del tribunale di Napoli Ettore Ferrara ha già disposto il trasferimento ad altra sezione. De Luca invece, nella comunicazione alla stampa dell’11 novembre (non era conferenza stampa perché le domande dei cronisti sono state respinte) ha detto di essere parte lesa. Quel che è accertato dai pm di Roma è che il 2 agosto, venti giorni dopo la decisione, Manna informa la moglie di avere ricevuto una convocazione a palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania. Motivo dell’appuntamento? La sua nomina all’Asl. Ecco lo scambio di sms così come riportato dal Corriere. Manna dice: “Sono stato chiamato”, Scognamiglio risponde: “Domani?”. “Sì, in Regione”. E lei: “Se dovesse essere quello te ne vai in ferie e parti”. Il marito, nella risposta, entra proprio nel merito della trattativa sull’incarico: “Dovrebbe essere a Napoli, gira voce. Non ho chiesto Napoli, ma Avellino, Caserta, Benevento”. E il giorno dopo aggiunge: “Sono stato segnato su una specie di bloc notes”.

Il primo chiarimento sarà in Regione. La conferenza dei capigruppo del Consiglio regionale della Campania ha accolto la richiesta del presidente del gruppo di Forza Italia, Armando Cesaro, di iscrivere all’ordine del giorno della seduta d’Aula di lunedì 16 novembre l’audizione del presidente De Luca sulla vicenda delle dimissioni del ex capo della sua segreteria.

DE LUCA: “NESSUN IMBARAZZO” – Intanto De Luca continua a difendersi. Dopo l’intervista a L’Unità in cui dice di non essere imbarazzato, alla web tv del Mattino scarica l’ex collaboratore Carmelo Mastursi. “Sicuramente è stato un comportamento sbagliato e infatti non c’è più. Quando gli è stato sequestrato il telefono cellulare chiesi conto e lui mi disse che erano fesserie. Non è Winston Churchill, né Cavour. E’ una persona che fa il suo lavoro come tante. A volte bene, a volte male”. E poi aggiunge: “Non so se dietro c’è qualcosa di grosso per quello che mi riguarda non c’è nulla: quelli che collaborano sanno che chi sbaglia è colpevole tre volte. Credo che stiamo arrivando all’assurdo”. Mastursi sapeva prima della sentenza? “Quello che ha saputo non lo so, al massimo avrà saputo dagli avvocati che sanno un po’ prima quello che succede. Stanno costruendo una montagna…”. Poi un passaggio su Manna, il marito della giudice: “Nessuno mi ha mai parlato di questo signore Manna. Probabilmente qualcuno aveva voglia di fare un po’ di millantato credito”.

De Luca dice di non essere pronto a farsi intimidire: “Chi mi assedia riceverà olio bollente”. E sul silenzio del presidente del Consiglio e segretario Pd conclude: “Renzi era all’estero, non l’ho sentito. Se ho avuto un atteggiamento attendista o mi sarei aspettato sostegno dal Pd? Non sono adottato da nessuno, sono autonomo”.

De Luca a L’Unità conferma di essere lontano dal pensiero delle dimissioni: “Non scherziamo. Lo dico ai nostri militanti che stiamo lavorando notte e giorno”. Il governatore ci tiene a sottolineare che non prova nessun imbarazzo: “Imbarazzo? E’ una nuova sfida semmai questa vicenda amara e sconcertante e con contenuti inesistenti. Nessun imbarazzo, e noi siamo portatori sani di legalità e sfido chiunque e in tutte le sedi sulla trasparenza e la legalità. Non accetto nessuna lezione da nessuno”.

RENZI NON VUOLE PARLARNE –  “Me lo chiedete qui a Malta?”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha risposto così ai giornalisti che, a margine del vertice Unione Europea-Unione Africana de La Valletta gli chiedevano un commento sul caso De Luca. Una posizione che conferma il silenzo dei vertici del Pd che per tutta la giornata di ieri non hanno rilasciato dichiarazioni. Solo l’esponente (renziano) Stefano Esposito è andato all’attacco del governatore, mentre il ministro della Giustizia Orlando si è detto “preoccupato”.

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