Televisione

Monte Bianco, l’adventure game condotto da Caterina Balivo è deprimente e noioso. Arisa eliminata, tra bizze e lasagne

Monte Bianco è un format scritto male e realizzato ancora peggio. E la cosa sorprende assai, visto che RaiDue sembra aver puntato molto sul programma. Scommessa persa. Clamorosamente. Ultimo dettaglio, per nulla secondario: abbiamo scritto questa recensione prima della diffusione dei dati Auditel di lunedì sera, per non farci influenzare dai freddi (e contestati) numeri degli ascolti. Ebbene, per la cronaca, Monte Bianco ha conquistato 1,5 milioni di spettatori, per uno share del 6,38%.

di Domenico Naso

Scendi dalla montagna, sali sulla montagna, inquadra il sedere di Dayane Mello. Questo il canovaccio di Monte Bianco, il nuovo adventure game di RaiDue che ha preso il posto di Pechino Express. Il programma condotto da Caterina Balivo (con l’alpinista Simone Moro come spalla) è completamente privo di un’idea autoriale. Non c’è narrazione, non c’è racconto nelle prove in alta quota dei sette “vip” chiamati a sfidarsi fino alla conquista della vetta più alta d’Europa. Il confronto con la trasmissione di Costantino della Gherardesca è impietoso: manca il guizzo, manca l’ironia, manca il racconto antropologico che è il punto di forza di Pechino Express. Forse sarebbe stato il caso di far passare un lunedì “buca”, giusto per non far scattare l’inevitabile paragone tra i due format. E quando la Balivo si vanta di condurre il primo adventure game totalmente italiano sulla montagna, viene da rispondere che sì, in effetti nessuno ci aveva pensato prima, e dopo aver visto la prima puntata si è capito il perché.

La montagna è noiosa, soprattutto per chi non pratica l’alpinismo. Basti pensare che una delle prove consisteva nel realizzare un nodo a 8, roba che in confronto diventa avvincente anche il palinsesto di Radio Maria. Caterina Balivo è stata, come sempre, diligente nello svolgere il suo compito. Una conduzione senza sbavature ma anche, e questa è la cosa più grave, senza picchi. È bella ma non balla, la sorridente Caterina, dove per “bella”, beninteso, non si intende l’avvenenza fisica di cui pure è dotata. Un programma del genere, che parte svantaggiato da una ambientazione noiosa, ha bisogno di una conduzione frizzante, brillante, irriverente. E la Balivo tutto è tranne che irriverente. Il risultato è un prodotto televisivo deprimente, senza pathos. Ogni tanto si intravede il tentativo di scopiazzare Pechino Express, ma mancano gli scenari affascinanti del Sudamerica, manca un cast azzeccato, manca soprattutto una conduzione dotata di “cazzimma”.

I sette vip in gara, poi, non spiccano certo per personalità. Sono così piatti e anonimi, che paradossalmente il più brillante e simpatico del gruppo è risultato Filippo Facci, uno che ha tanti pregi, per carità, ma non certo la simpatia. L’unico elemento lievemente di rottura, anche se non si capisce dove finisca la spontaneità e dove cominci il “personaggio”, era rappresentato da Arisa, bizzosa e ingestibile “bad girl”, che però perde tutta la carica trasgressiva quando comincia a parlare di Pignola e delle lasagne. E in effetti, ve la immaginate una “bad girl” lucana?
Alla fine della puntata, è proprio Arisa a essere eliminata dopo lo scontro finale con Enzo Salvi (che non ci ha fatto mancare alcune battute grevi da cinepanettone, tipo quella su fagioli e flatulenza), ma francamente non fregava niente a nessuno. Perché persino la gara diventa noiosa se non la si sa raccontare con gli espedienti messi a disposizione del mezzo televisivo. Prendiamo il montaggio, ad esempio, che è il punto di forza di altri format come Pechino Express: lento, confuso, buttato lì, improvvisato. Ma la colpa è della già citata mancanza di un filo narrativo. Non si può montare bene una storia se la storia non c’è.

Che dire, poi, della scelta assurda di affidarsi a una voce narrante? C’è una conduttrice, perché non sfruttare lei? Mistero, così come un mistero è la scelta incomprensibile di ignorare totalmente le popolazioni della zona. Per rendere quantomeno decente il racconto, non si poteva andare alla scoperta delle tradizioni locali, del rapporto tra abitanti della zona e montagna? Alla fine della puntata, lo spettatore resta attonito, sguardo fisso verso il televisore, a chiedersi chi era quella gente, cosa stesse facendo e soprattutto perché. Monte Bianco è un format scritto male e realizzato ancora peggio. E la cosa sorprende assai, visto che RaiDue sembra aver puntato molto sul programma. Scommessa persa. Clamorosamente. Ultimo dettaglio, per nulla secondario: abbiamo scritto questa recensione prima della diffusione dei dati Auditel di lunedì sera, per non farci influenzare dai freddi (e contestati) numeri degli ascolti. Ebbene, per la cronaca, Monte Bianco ha conquistato 1,5 milioni di spettatori, per uno share del 6,38%.

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