Nelle elezioni politiche tenutesi in Croazia i conservatori democratici dell’Hdz (Unione democratica croata) guidati da Tomislav Karamarko hanno ottenuto la maggioranza aggiudicandosi 60 dei 151 seggi, mentre il Partito socialdemocratico (Sdp) del premier uscente, Zoran Milanovic, si è fermato a 55 seggi. Nessuno dei due partiti, che dal 1991 si alternano alla guida del Paese, è riuscito ad ottenere la maggioranza assoluta. Sarà necessaria quindi una coalizione con un gruppo minore.

La nuova formazione politica riformista Most (Ponte) – 19 seggi in Parlamento – si configura come ago della bilancia nelle trattative post- elettorali. In tre anni, il movimento fondato dal 36enne Bozo Petrov, sindaco di Metkovic, è diventato il terzo partito del Paese. A sottolineare il peso acquistato da Most, anche il ministro degli Esteri uscente, Vesna Pusic, che ha definito il risultato delle elezioni un chiaro segnale degli elettori “di quello che vogliono, chiunque dovrà formare il governo dovrà parlare con Most”.

Le trattative, però, non si preannunciano semplici: Petrov ha avvertito, un mese prima delle elezioni, che non entrerà in nessun governo che non sottoscriva e applichi il suo piano di riforme e lo ha ricordato anche a scutinio terminato: “Abbiamo detto chiaramente le riforme che poniamo come condizioni, senza possibilità di compromesso: pubblica amministrazione, sistema monetario e giustizia”.

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