“Eravamo andati dai miei per un chiarimento. Quando Antonio ha sparato sono rimasta impietrita: non doveva finire così. Dopo ho seguito Antonio perché avevo paura. Ma io la pistola non l’ho toccata”. Lo ha detto ai magistrati la ragazzina 16enne di Ancona fermata, insieme al ragazzo Antonio Tagliata, per l’omicidio dei genitori. La sua versione arriva dopo la confessione del compagno: “Non volevo uccidere, volevo solo un chiarimento con i genitori della mia ragazza: ma il padre ha avuto un atteggiamento aggressivo, mi è venuto addosso, e io ho sparato. Non ricordo nient’altro”. Così Antonio Tagliata era crollato davanti agli investigatori. Interrogato nella caserma dei carabinieri di Ancona ha raccontato di essere stato lui a sparare con un calibro 9X21 ai genitori della fidanzatina di 16 anni.

La ragazzina è scoppiata in lacrime davanti al magistrato: “Come sta papà? e adesso dove portano Antonio?”. E’ stato Tagliata a freddare Roberta Pierini con un colpo alla testa. Sempre lui ha ridotto in fin di vita il marito Fabio Giacconi nell’appartamento di via Crivelli. Entrambi 49enni. Lei impiegata. Lui sottufficiale dell’Aeronautica militare. “Colpevoli” di opporsi fin da subito a quella storia d’amore nata qualche mese fa tra il 18enne e la figlia. Dopo una notte davanti al procuratore dei minori, anche nei confronti della ragazzina è scattato il fermo con l’accusa pesantissima di aver partecipato in concorso con il fidanzato all’omicidio della madre e al ferimento del padre. Chi l’ha vista, dice che ha avuto un atteggiamento “glaciale” e non ha manifestato nessun segno di pentimento.

A riportare le parole di Tagliata è l’avvocato Luca Bartolini. E in sua difesa interviene anche il padre: “L’hanno descritto come un mostro, ma mio figlio è un ragazzo buono: lei lo ha plagiato. La porta di casa dei genitori l’ha aperta lei. C’è stata una colluttazione, e lei ha detto spara!..”. Secondo Carlo Tagliata, in passato i fidanzati avevano anche tentato il suicidio per quella relazione ostacolata. Ma saranno le indagini ad accertare le reali responsabilità dei due ragazzi. E forse, il motivo per cui i coniugi Giacconi non vedevano di buon occhio quella storia d’amore tra adolescenti è da ricercare proprio nel passato di Carlo Tagliata. Nel 2005 infatti viene sfiorato dalle indagini sull’omicidio del custode del cimitero di Ancona, Mario Bonfitto, anche se esce subito dall’inchiesta.

Da quanto è emerso finora, secondo il lavoro dei carabinieri e il racconto dello stesso Tagliata, i due ragazzi sabato 7 novembre all’ora di pranzo hanno voluto incontrare i genitori della sedicenne nell’appartamento al terzo piano di via Crivelli 9, zona tranquilla non lontana dal centro di Ancona. Vogliono un ”chiarimento”, forse un tentativo di convincere i coniugi a lasciarli andare a vivere insieme. “Tenevano segregata in casa la mia fidanzata – spiega Tagliata al pm Andrea Laurino – io ero andato lì solo per parlare”. Vuole un confronto, insomma. Solo che si presenta in casa dei Giacconi armato di calibro 9 (resta da capire come se la sia procurata). I carabinieri gli chiedono perché abbia portato con sé l’arma. “Per paura” dice, “ma non volevo sparare”. Tagliata racconta che il padre della ragazza ha avuto un atteggiamento “aggressivo, sprezzante, offensivo”. “Ha attaccato me e la mia famiglia mi ha detto vi mando in galera. Non ho capito più niente e ho fatto fuoco“.

Otto colpi in tutto. Roberta Pierini viene fulminata con un proiettile alla testa. Muore all’istante. Fabio Giacconi invece viene ferito da almeno quattro spari  mentre tenta di fuggire. Lotta tra la vita e la morte nel reparto rianimazione dell’ospedale di Torrette. La pistola gettata in un cassonetto. La fuga in scooter, insieme. Finita quattro ore dopo alla stazione di Falconara. Dove una pattuglia dei carabinieri ferma i due fidanzati.

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