“Devastazione e saccheggio”: Dario Stelitano ne ha viste tante, da volontario della protezione civile che ha domato più di 500 incendi nelle alture della provincia di Reggio Calabria, eppure non ha dubbi nell’usare parole così pesanti per denunciare le responsabilità dell’alluvione dei giorni scorsi. E non sbaglia.

Anch’io, come tutti, ho letto sui social network la cronologia delle alluvioni che hanno flagellato la mia terra negli ultimi decenni, ricavandone lo stesso senso di rabbia di Stelitano, la stessa amarezza della parlamentare Celeste Costantino (“Se (…) si sta in silenzio e alla fine ci si appara, mi dispiace ma si è sempre punto e a capo“), ma anche la stessa ostinata determinazione del “ci rialzeremo” di Michele Conia, giovane e coraggioso sindaco di Cinquefrondi.

Calabria-alluvione

Mi dovete perdonare se, per una volta, non scrivo di musica, ma di qualcosa che mi tocca a livello altrettanto personale. La foto che accompagna questo post, di Domenico Lofaro, è stata scattata a pochissimi metri da casa mia. Se vi poteste girare a destra, vedreste le tegole rosse del tetto e mio padre probabilmente intento a sistemare l’antenna spostata dalla tempesta.

Ecco perché trovo ancora più grottesco che, proprio in queste settimane, si torni a parlare ad altissimo livello istituzionale di Ponte sullo Stretto. La provincia di Reggio sembra aver subito un bombardamento, i fratelli e le sorelle di Messina stanno lottando da troppo tempo con la vergognosa mancanza di acqua corrente, la famigerata 106 Jonica esige un intollerabile tributo di sangue (con oltre 600 vittime e 24.000 feriti dal 1996). E ci propongono ancora la Grande Opera, il cantiere faraonico, l’assegno in bianco a mafie e malaffare, la devastazione di uno dei panorami più belli del mondo.

Non ho i meriti sul territorio di Conia o di Stelitano, ma è il momento di condividere l’appello lanciato da quest’ultimo, citando parole vecchie di un secolo eppure attualissime:

“…sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la  storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un  terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha  voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi  indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma  nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se  avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?”

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