È stato Cyrano de Bergerac, il conte di Montecristo e nella sua ultima interpretazione (s)veste i panni del controverso Dominique Khan, ma il ruolo più congeniale a Gérard Depardieu è stato quello di divoratore a pieni denti, in un Grand Tour gastro gourmande nel nostro Sud. Si è sentito (parole sue) come un Ulisse del gusto ammaliato dal canto delle sirene. Si presenta: “Amo mangiare e ridere, scoprire la semplicità dei prodotti, toccarli, annusarli…”. E “A Pleines dents” è appena andato in onda sul canale francese Arte-TV. Fra limoni della costiera, conigli d’Ischia, pizze e mandolini si è fermato, anzi si è soffermato, al Pastificio Gentile di Gragnano, di antica tradizione. Definirli fabbricanti di maccaroni è troppo modesto, Gérard li chiama artisti veraci della pasta. Si infila un camice bianco sul gilet di piumino blu che esalta, come dire, la sua circonferenza. Li guarda a bocca aperta Gherardo, così si fa chiamare, mentre le massaie impastano, tutto manualmente, con forza di gomito lasciano scorrere i fusilli e cantano “O’ cardillo innamorato”. Gérard gorgheggia con loro.

Un provolone del monaco? “No grazie”. Un carciofino? “Mi fa péter beaucoup (ovvero mi fa scorreggiare)”. Risate, pacche sulla spalle, pomodorini dell’orto, meraviglia di odori, di sapori. È tutto un ca sent bon! Depardieu si siede a tavola della “Maccheroneria“, la bottega di famiglia, con Alberto e Pasquale Zampino, “gentili” padroni di casa, mentre mamma Maria serve uno spaghetto sciuè sciuè. E spiegano all’attore come non cedono alle lusinghe della grande distribuzione, per non scendere a compromessi di qualità, rimanendo un buon esempio di maestri pastai. Hanno invece come socio Maurizio Marinella, guru della cravatta su misura. Siete anche una pasta griffata dis donc, la butta lì Depardieu. Per gradire ancora un bocconcino di bufala che l’attore chiama les couilles du pape, gli attributi del Papa. E vino rosso a fiume. Arriva a scolarsi anche 12,13 bottiglie al giorno. Senza mai sbronzarsi, dice lui. Santé.

E Naples meets the World, prima edizione. Ma lasciamolo, per favore, in italiano verace: Napoli incontra il mondo. Napoli che è stata capitale di un regno e meta di Gran Tour d’intelletto chic (non da Grande Abbuffata alla Depardieu), ha alzato il sipario del Teatro San Carlo, su una serata en grandeur. Maurizio Marinella, Mariano Rubinacci, Davide De Blasio di Tramontano, ambasciatori del made in Naples, ma sopratutto di quello stile dandy che ci invidiano pure a Savile Row, tempio londinese della moda maschile, hanno sfoggiato il loro vestito più bello nel ricevere buyers e aspiranti elegantoni da ogni parte del mondo. Discorsetti, applausi, premesse (tante) e promesse (ancora di più): Napoli deve ritornare ad essere capitale di aplomb e sciammerie, quando con discrezione da sarto-confessore si sussurrava all’orecchio del cliente: “Mi scusi, dove porta la differenza? E il pensiero va al più intimo dei particolari: come “avvolgere” le proprie morbidezze fra morbidezze di tessuto. I clienti non devono andare in giro con pantaloni a tutto pacco, il massimo della volgarità, roba da bagnini e buttafuori, perciò nel confezionare i calzoni il sarto di vecchia scuola Luigi Dal Cuore, tiene conto da che lato “lui” scenda. Dal Cuore, inventore della tasca dal taglio a “gondola”, ha appena firmato le divise dello staff del milanese Giacomo Bistrot, che assomiglia proprio a un distinto club inglese. Signori si diventa.

Intanto si scende al Salone Margherita, è qui che si sposta la festa. Una miscela di prelibatezze, camerieri in livrea e sottofondo musicale della divina Callas, uno sciamare tra palchi e palchetti, per riproporre i fasti del primo cafè chantant in Italia (degno erede del Mouline Rouge). Alessandra Barbaro, Norberto Salza e Riccardo Monti, padroni di casa e ideatori della serata dedicata a “L’oro di Napoli”, un omaggio a Matilde Serao, fondatrice del quotidiano Il Mattino, giornalista di costume ante litteram che inventò la rubrica “Api, Mosconi e Vespe”. Una vita fra le righe, al di sopra delle righe, fu la prima a nutrire una massima considerazione per il gossip, o, se si preferisce, per il pettegolezzo. Il gossip è bello perché, donna Matilde insegna, è come la puntura di una vespa: fa male ma dura poco.

Ha compiuto 30 anni di Alta Moda, Alessio Visone, e si autocelebra con sfilata sulla scalinata Brancaccio, in stile Piazza di Spagna, e collezione amarcord “Papaveri e Papere”. E per finire in bellezza galà negli antichi chiostri di San Domenico Maggiore. Ma è nel suo atelier, tra un taglia e cuci, che si mastica gossip sartoriale davanti a un ragù che Alessio mette a borbottare sui fornelli di buon mattino. Q.B., qualità buona di paccheri e chiffon.

Articolo Precedente

Trash-chic, vita da cani: da barboncina bastarda alla Paris Hilton a quattro zampe

next
Articolo Successivo

Trash-chic, Miuccia incoronata dal Wall Street Journal e la Fondazione Prada incorona Piacentino

next