“Violati i diritti di una studentessa trasgender“. E’ senza possibilità di appello la decisione del Dipartimento all’Educazione dell’amministrazione americana, che per la prima volta, in modo così esplicito, prende posizione in una questione che riguarda l’identità e i diritti delle persone transgender negli Stati Uniti. “Tutti gli studenti devono godere equamente dell’opportunità di partecipare ai programmi e all’attività della scuola – è un loro fondamentale diritto”, spiega Catherine Lhamon, vice-segretario ai diritti civili del Dipartimento.

Il caso preso in esame è quello di una studentessa trasgender, che identifica se stessa come donna. Alla ragazza, il cui nome non è stato reso pubblico per ragioni di tutela del minore, non vengono riconosciuti gli stessi diritti degli altri studenti. Dopo mesi di negoziati, le è stato sì permesso di giocare nelle squadre sportive femminili della scuola frequentata alla periferia di Chicago. E le è stato anche consentito di usare i bagni per le ragazze. Ma negli spogliatoi sono stati approntati camerini e docce a suo uso esclusivo. “Riconosciamo il diritto della ragazza, ma dobbiamo riconoscere anche il diritto alla privacy delle altre studentesse”, è stata la posizione della scuola.

Dopo mesi di indagini, il Dipartimento all’Educazione rende ora pubblica la sua decisione. Il Distretto Scolastico di appartenenza della ragazza – Township High School District 211 – ha violato la legge anti-discriminazione “negando alla studentessa il diritto di usare gli spogliatoi”. Non c’è stata in questi mesi, secondo l’amministrazione Usa, alcuna protesta o segnalazione da parte delle compagne della studentessa transgender. Secondo il Dipartimento all’Educazione, queste “proteste sono pure illazioni” del District 211. L’American Civil Liberties Union, che ha assistito la ragazza nella causa, aggiunge anche che nel corso dell’inchiesta la scuola ha anche cercato di negare “l’identità femminile “ della studentessa trasgender.

A questo punto la scuola, che si trova a Palatine, nei sobborghi nord-est di Chicago, si trova di fronte a una scelta. O riconoscere i diritti della ragazza, o perdere i 6 milioni di finanziamenti federali che riceve ogni anno. Il caso si trascina da mesi, con la scuola di Palatine che, rispetto ad altre vicende simili del passato, ha cercato volontariamente molta pubblicità. Alla studentessa è stato appunto riconosciuto il diritto di partecipare agli sport con le squadre femminili. Lo staff della scuola le si rivolge con il nome da donna e con il pronome “she”. Ma, appunto, l’accesso agli spogliatoi le è stato precluso.

“Abbiamo ricevuto diverse proteste da parte delle altre studentesse, e almeno un genitore si è lamentato”, spiega la scuola. Gli avvocati della “Thomas More Society”, un gruppo religioso che ha assistito la scuola, spiegano che gli spogliatoi sono diversi dai bagni, “e che quando uno si trova negli spogliatoi, ha diritto a una certa privacy visuale. La scuola ha mostrato di essere capace di accogliere e ascoltare i bisogni della ragazza transgender, ma anche le richieste di tutte le altre studentesse. Ci sono persone che si sentono a disagio, nello spogliarsi di fronte ad altre”.

La posizione dell’American Civil Liberties Union, che ha patrocinato la studentessa, è stata invece diversa. La ragazza, spiegano gli avvocati della ACLU, “probabilmente sceglierà di usare un luogo separato degli spogliatoi”, ma vuole che questa sia una “sua decisione, non un’imposizione della scuola”. La studentessa, riportano le fonti dell’ACLU, si identifica come ragazza da anni, ha cambiato il nome, nel passaporto viene identificato come donna e si è sottoposta a una terapia ormonale. “Quello che vuole non è difficile da capire – dicono gli avvocati dell’ACLU – vuole essere n per quello che è, vuole essere trattata con dignità e rispetto”.

La decisione del Dipartimento all’Educazione dell’amministrazione è importante, in un momento in cui le persone trasgender appaiono il nuovo confine nella battaglia per l’allargamento dei diritti e delle tutele. Sono soprattutto le scuole americane a essere il centro di questa battaglia. Due scuole californiane sono state costrette a cancellare tutte le restrizioni all’uso di spogliatoi e bagni pubblici per gli studenti transgender. In una scuola del Missouri, invece, alcuni studenti e genitori hanno protestato e chiesto che per gli studenti transgender vengano approntati spazi particolari, separati da tutti gli altri. Ora la decisione dell’amministrazione sgombera il campo da ogni possibilità di diversa interpretazione. Il Township High School District 211 ha 30 giorni per adeguarsi, o rischia la cancellazione dei finanzianti pubblici e una causa da parte del Dipartimento alla Giustizia.

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