Laurel Hester ha combattuto fino all’ ultimo respiro per il proprio diritto di amare e vedere riconosciuto il lavoro di una vita all’interno della comunità. La sua storia ha ispirato nel 2008 il cortometraggio documentario di Cynthia Wade vincitore del Premio Oscar, da cui oggi è tratto l’omonimo film Freeheld – Amore, Giustizia, Uguaglianza di Peter Sollett, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e nelle sale italiane dal 5 Novembre.

Julianne Moore interpreta la coraggiosa e pluridecorata poliziotta del New Jersey, Laurel, che si innamora di Stacie (Ellen Page), una ragazza più giovane di lei. Il suo ambiente di lavoro prevalentemente maschile non le permette di vivere apertamente il suo amore “diverso”, ma la storia con Stacie si rivela intensa ed importante. Ben presto le due donne vanno a vivere insieme rendendo inevitabilmente pubblico il loro legame. Poco tempo dopo a Laurel viene diagnosticato un cancro ai polmoni e la sua preoccupazione più grande è assicurare la sua pensione all’amata compagna quando lei non ci sarà più. I funzionari della Contea di Ocean chiamati Freeholders non le riconoscono tuttavia questo diritto, a causa della natura omosessuale del loro rapporto. Così nel 2005 Laurel e Stacie iniziano una dura lotta per i diritti civili, sostenute da alcuni esponenti della comunità, amici e colleghi che credono nell’uguaglianza.

Ron Nyswaner, autore di Philadelphia nel 1993, firma la sceneggiatura di questo dramma intimo e coinvolgente che punta il dito verso il virus dell’ intolleranza causa del lento progresso del pensiero pubblico e personale. A pochi mesi dalla decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti che, il 26 Giugno 2015, ha garantito alle coppie omosessuali il diritto di contrarre matrimonio, Freeheld conferma l’importanza di parlare di questo argomento, spesso al centro di sterili discussioni e dibattiti di natura politica e sociale che, soprattutto in Italia, restano ancora in fase embrionale. Freeheld si conferma un film di interesse civile che racconta una storia estremamente umana con onestà e realismo.

Commuove ed emoziona soprattutto grazie alle due attrici protagoniste. Julianne Moore, reduce dal Premio Oscar come Miglior Attrice Protagonista per il film Still Alice, torna nei panni di una donna forte che combatte contro una grave malattia confermando nuovamente un talento e un’eleganza espressiva che coinvolge lo spettatore dalla prima all’ultima scena. Ellen Page, forte del suo recente coming out ad Hollywood, è anche produttrice del film e risulta una co-protagonista all’altezza della situazione, dolce e dirompente allo stesso tempo nell’interpretare una giovane donna che, travolta da un amore inaspettato ma irresistibile, si impegna pubblicamente come non aveva mai fatto prima. Accanto alla coppia Michael Shannon che rappresenta l’americano medio in un primo momento scettico e contrario al legame di Laurel e Stacie e poi attivista convinto, e Steve Carrell nei panni di un ebreo omosessuale che sposa la causa di Laurel, scuotendo il tono drammatico del film con una carica di ironia che regala momenti di leggerezza assolutamente necessari.

Tuttavia, mentre la storia è interessante e tocca il cuore, la regia di Sollett resta piuttosto tradizionale e poco ispirata, rendendo il film convincente ma in parte limitato. La sceneggiatura non si lascia andare a momenti strappalacrime e si mantiene lineare e attenta ai vari punti di vista della storia, ma non scava più in profondità. Tuttavia, dopo l’italiano Io e Lei di Maria Sole Tognazzi e Carol di Todd Haynes continua l’ascesa del cinema LGBT sulla scia del successo La Vita di Adele, per sensibilizzare l’opinione pubblica e sottolineare un’idea comune: l’amore è uguale per tutti e anche la legge dovrebbe fare altrettanto.

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