I mondiali di rugby riservano sorprese: il Vecchio Continente è uscito di scena, lasciando che le ultime quattro squadre a giocarsi il titolo fossero tutte dell’emisfero sud. E se l’Italia di Jacques Brunel era già fuori da un pezzo, un pizzico di tricolore s’è portato a casa il titolo di campione del mondo. E’ il caso di Luke Romano, 29 anni e di ruolo seconda linea, considerato tra i pilastri degli All Blacks.

Fu il bisnonno, Raffaele Romano, a partire appena ventenne nel 1923 da Massa Lubrense sulla costiera Sorrentina, verso la Nuova Zelanda, dove “inventò” la produzione di pomodori e pummarola. In seguito, dopo aver vissuto alcuni anni nella capitale Wellington, si sposò con una neozelandese a Nelson dove nacque Gaetano, papà di Luke. Oggi il figlio vive a Christchurch, nella South Island, con tutta la sua famiglia che per altro a eccezione del forte rugbista vanta tutti membri con nomi italiani, per conservare le origini.

“Papà ha spezzato la tradizione”, racconta scherzosamente la seconda linea iridata, riferendosi al fatto che nelle famiglie italiane in Nuova Zelanda, solitamente si tende a dare un nome italiano al primo figlio maschio. Così ci hanno pensato le sue sorelle: i nipoti si chiamano infatti Dante, Lucia, Arabella ed Enzo. In passato Luke fu anche contattato dalla Federazione italiana rugby per una eventuale naturalizzazione, ma il ragazzo disse che preferiva provare a sfondare nel suo Paese. “Qualcuno di un club italiano mi contattò mentre John Kirwan stava per diventare coach azzurro” – rivela il neo campione del mondo -. Mio padre è italiano e pur essendo io stesso legato alla mia terra d’origine, preferii rifiutare”. Del resto come non dargli torto. Con il trionfo di sabato la Nuova Zelanda è divenuta campione del mondo per la terza volta nella sua storia. In quest’occasione lo ha fatto a spese di un’altra grande squadra, capace di lanciarsi in un tentativo di rimonta fatto di cuore e coraggio ma che nulla ha potuto nei confronti di questi “superuomini”.

Cresciuto nel Canterbury, da circa tre anni nel giro della Nazionale, un’ultima stagione strepitosa nei Crusaders è servita a fargli staccare un biglietto per la Coppa del Mondo in Inghilterra. Romano, pur non essendo entrato in campo nella finale contro l’Australia, ha giocato altrettante gare della competizione, mettendosi in mostra, soprattutto per la straordinaria forza e la fisicità. Quasi due metri di altezza e ben 111 chilogrammi di peso, questo “ragazzone”, vanta il piede più grosso della Nuova Zelanda, calza infatti il 52. Ma c’è un altro piccolo record del quale può orgogliosamente fregiarsi la cittadina di Massa Lubrense, luogo da cui il mito ha avuto inizio, perché Romano è il secondo atleta di origini massesi a partecipare al torneo mondiale di rugby.

Il primo fu Aaron Persico che nel 2003 difese i colori della nazionale italiana. I suoi nonni, Liberato e Teresa erano originari di Marina della Lobra e anch’essi partirono alla fine della Seconda guerra mondiale alla volta della Nuova Zelanda. A differenza di Persico che in Italia ha vissuto e giocato a lungo, Romano nel nostro Paese c’è stato solamente una volta, in occasione della sfida tra All Blacks e Italia, tre anni fa a Roma. E ora i cittadini di questo comune napoletano, dove il ragazzo ha ancora diversi parenti, hanno lanciato una proposta per invitare e celebrare il loro beniamino in paese, per aver reso grande non soltanto la vera terra del rugby ma anche un pezzetto d’Italia.

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