Una forte influenza venne curata con medicine omeopatiche decise dall’unico medico che all’epoca si occupò di lui: suo padre, un omeopata. E il 20 ottobre 2011, Luca Montestellato, che a 4 anni pesava solo 12 chili e 800 grammi, era alto 99 centimetri di altezza ed era affetto da varie patologie, morì. Adesso il gip di Lecce Alcide Maritati ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero Alberto Santacatterina per i genitori del piccolo che dovranno rispondere di omicidio colposo con una imputazione coatta.

Il bambino, secondo quanto raccontarono i medici dell’ospedale di Tricase, ‘Cardinal Panico’, era giunto nel nosocomio già morto e aveva ecchimosi alle gambe, era smagrito e debole a causa di un’influenza con complicazioni gastrointestinali che durava da giorni e giorni e che il papà aveva curato con questo tipo di medicina. I genitori del piccolo, Marcello Monsellato e Giovanna Pantaleo, al magistrato raccontarono invece che il loro figlio era giunto vivo in ospedale e che i medici per circa un’ora gli avevano praticato senza successo manovre rianimatorie. Per questa ragione all’epoca – come ricorda l’Ansa – vennero iscritti nel registro degli indagati, oltre ai genitori del bambino, anche tre medici dell’ospedale per i quali – dopo la consulenza di medici legali che sgombrarono il campo sulla responsabilità dei primi soccorritori, stabilendo che il bambino arrivò in ospedale già morto – fu poi accolta la richiesta di archiviazione.

Di lì a qualche giorno il magistrato depositò analoga istanza per i genitori del bambino, dopo aver valutato le due consulenze dei medici legali: la prima si pronunciò sulle cause del decesso e sullo stato di salute complessivo del bambino, la seconda su quando si manifestò quella polmonite interstiziale ed alveolare che determinò poi la morte. Il magistrato titolare del fascicolo giunse alla conclusione che non si poteva dimostrare un nesso causale fra il comportamento tenuto dai genitori ed il decesso. Questa interpretazione, però, non è stata condivisa dal gip Alcide maritati il quale ha disposto l’imputazione coatta di omicidio colposo, affermando che dovrà essere il processo a chiarire ogni dubbio.

“Si tratta di un giudizio probabilistico quello del gip, che cercheremo di ribaltare in aula con le nostre consulenze”: ha commentato l’avvocato Lorenzo Valgimigli, legale dei genitori del piccolo. “Se arriveremo in aula – ha aggiunto il legale emiliano – dimostreremo come il bimbo fosse affetto da una malattia organica deficitaria che impedisce al corpo umano di assimilare le proteine. Ecco perché risultava sottopeso e denutrito, non certo per colpa dei suoi genitori che hanno già sofferto abbastanza per questa tragedia”. Di parere contrario il gip di Lecce Alcide Maritati arrivato ad imporre una richiesta di rinvio a giudizio coatta: “Sulla base dei risultati delle consulenze medico-legali effettuate dai consulenti della Procura che hanno evidenziato come il decesso – afferma – non sia stata una fatalità”.

Nei confronti dei due genitori che avevano una scarsa fiducia nella medicina tradizionale emergerebbero – secondo il gip – precise responsabilità per omessa cura da parte di chi “aveva il dovere di provvedere ad alimentare a dovere il proprio figlio facendolo vistare da medici specialisti”. Tra l’altro è stato accertato dalle consulenze fatte sull’anamnesi del bambino che le condizioni di salute di Luca cinque mesi prima della morte erano già piuttosto preoccupanti perchè risultava malnutrito e carente di proteine e di calorie. E, tra l’altro, non era stato sottoposto a visite specialistiche. Sarà quindi il processo ora a stabilire se vi sia un nesso tra la morte del piccolo Luca e il tipo di cure alle quali è stato sottoposto dai genitori.

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