Due francesi in lizza per la rete di Telecom Italia. Sull’ex monopolista è scattata una battaglia senza eguali che ha come epicentro Parigi. Il francese Xavier Niel si è infatti assicurato il 15,143%  di Telecom Italia. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Bloomberg, il miliardario d’Oltralpe, proprietario del marchio di telefonia Free (gruppo Iliad), per il solo 11% avrebbe investito 1,7 miliardi di euro in opzioni e derivati dell’ex monopolista, cifra che secondo Le Monde sale a 2,2 miliardi per l’intera quota. L’aspetto più interessante dell’operazione è che il suo ingresso nel capitale di Telecom non è legato a Vincent Bolloré, il finanziere bretone presidente di Vivendi e primo azionista del gruppo italiano con una quota del 20 per cento. “Niel fa concorrenza a Bolloré nel capitale di Telecom Italia”, spiega il sito del settimanale economico Challenges lasciando intendere che se ne vedranno delle belle. Il mercato del resto lo ha già intuito come testimonia il fatto che l’azione Telecom è schizzata in Borsa.

Del resto la battaglia fra i due francesi arriva in un momento molto delicato per il futuro di Telecom Italia. Nonostante il pesante indebitamento, il gruppo proprietario dell’ultimo miglio in rame deve fare forti investimenti nella fibra. Inoltre la società non puo’ permettersi di perdere tempo perché un eventuale ritardo metterebbe in discussione il ruolo da leader sul mercato nazionale. Per questa ragione, il gruppo guidato da Marco Patuano vorrebbe mettere le mani su Metroweb, gruppo milanese della fibra di proprietà dei fondi F2i e Fsi (Cdp). Finora la trattativa non è andata a buon fine anche per via dell’opposizione dell’ex numero uno di Cdp, Franco Bassanini. Ma con il ricambio ai vertici della Cdp, voluto da Matteo Renzi, la partita si è riaperta con la possibilità sempre più concreta che Telecom riesca a spuntarla trasformando l’attuale posizione dominante nel rame in un nuovo profittevole monopolio nella fibra. Con grande vantaggio dei suoi soci presenti e futuri. E con il contributo del governo che ha già sbloccato 2,2 miliardi di fondi Cipe e sta valutando l’ingresso della Cdp nel capitale di Telecom Italia. E’ in questo complesso scenario che s’innesta la battaglia fra i due soci francesi, che Oltralpe sono rivali e hanno interessi nei media e nelle telecomunicazioni.

Nel mondo della finanza internazionale, poi, si sa che Niel è uno che fa le cose seriamente. Temuto e rispettato negli ambienti finanziari parigini, l’imprenditore è noto per il suo fiuto negli affari e per la sua determinazione nel portare a termine i progetti. A differenza di Bolloré, Niel non ha ereditato l’azienda di famiglia, ma l’ha tirata su dal nulla. E per questa ragione, Oltralpe, incarna il mito del self-made man in salsa francese. Figlio di due professionisti (padre giurista, madre contabile), Niel ha infatti faticato non poco per costruire il suo patrimonio. Non senza qualche scivolone. I suoi detrattori amano rinvangarne il debutto piccante nel 1984 con il servizio Minitel, l’antesignano di Internet, con tanto di versione rose, in stile chat osé. Di qui l’inizio di una ricchezza che cresce grazie agli investimenti in peep-show e sexy shop. E che non manca di creare anche qualche problema con la giustizia che lo condanna ad un mese di prigione per abuso di beni sociali di uno dei negozi di cui è azionista. Dopo la pausa rosa, Niel inizia la scalata al mondo delle telecomunicazioni.

Nel 1993 fonda il primo provider francese Worldnet società che poi è stata venduta a Kaptech (gruppo LdCom) nel dicembre del 2000. Poi inizia l’avventura di Iliad, un gruppo che mette nell’angolo i big del settore come France Télécom e Bouygues con una politica di prezzi molto aggressiva. Nel 2008 arriva il salto di qualità grazie, neanche a farlo apposta, proprio a Telecom Italia. Niel, oggi compagno dell’ereditiera del lusso Delphine Arnault,compra per 800 milioni Alice, la filiale francese su cui Telecom italia aveva fatto corposi investimenti. L’operazione gli permette di mettere le mani su un portafoglio di 800mila abbonati e di diventare l’operatore Internet numero due in Francia subito dopo Orange, il marchio dell’ex monopolista France Télécom.

Pioniere dell’offerta multipla (tv, telefono fisso e telefonia mobile), Niel diventa una sorta di icona nelle banlieue parigine, le periferie della capitale dove recluta talenti che non hanno avuto l’opportunità di frequentare le grandi scuole francesi. Forte del successo di Free (Iliad fattura più di 4 miliardi con 16 milioni di clienti), Niel si lancia anche nei contenuti editoriali investendo nel settimanale progressista l’Obs e nel quotidiano francese Le Monde, colpo che non riesce, invece, a Bolloré. Centoventisettesima fortuna al mondo con un patrimonio da 10,3 miliardi di dollari, Niel, classe 1967, non ha né l’età né la voglia di andare in pensione. Soprattutto in un momento in cui le grandi manovre sulle telecomunicazioni sono iniziate e la convergenza con i media è appena cominciata. Di qui l’interesse per Telecom e anche per l’Italia, paese che Niel ha imparato a conoscere da una finestra privilegiata: quella dell’International advisory board di Rcs in cui lo volle nel 2013 John Elkann. Segno che anche in Italia i buoni amici non mancano di certo. E non è detto che siano gli stessi che ha Bolloré.

In serata anche l’Antitrust è sceso in campo e ha chiesto chiarimenti a Telecom e Niel che ha acquisito una partecipazione potenziale del 15% nel gruppo italiano: in particolare, vuole conoscere i soci Telecom sopra il 2% e l’esistenza di patti parasociali mentre al francese vengono chiesti gli atti del cda sull’acquisto dei derivati.

Aggiornato da Redazioneweb il 30/10/2015 alle 19.20

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