E’ la risposta europea a Google. O almeno cerca di esserlo. E’ Qwant, un motore di ricerca franco-tedesco che un paio di giorni fa ha ricevuto un finanziamento di 25 milioni dalla Banca europea degli investimenti (Bei) nell’ambito del programma comunitario per l’innovazione Horizon 2020. Il finanziamento erogato in più tranche prevede il rispetto del business plan e alla fine vedrà la Bei diventare azionista della società. In più già si parla di altri 25 milioni in arrivo per la fine dell’anno.

I soldi servono per finanziare lo sviluppo in altre lingue rispetto al francese di un search engine “altamente performante, rispettoso della privacy degli utenti come della neutralità dei risultati delle ricerche”. Un motore un po’ diverso da Google che nasce nel 2011 e viene lanciato ufficialmente nel 2013 e che prende il nome da una combinazione di idee. La Q sta per “Quantità” ed evoca la quantità di dati processati dal motore di ricerca, mentre “want” è la contrazione del termine inglese “wanted”.
La sua particolarità consiste anche in una diversa presentazione dei risultati delle ricerche. Nella colonna di sinistra compaiono i risultati del Web, al centro le notizie e a destra i link che arrivano dal mondo dei social.

Jean Manuel Rozan, assieme a Eric Leandri fondatore di Qwant, spiega di non avere mai pensato di fare concorrenza al colosso di Mountain View, ma di voler introdurre qualcosa di nuovo nel mondo dei search engine. “Siamo così abituati all’egemonia di un attore che tutti credono ci sia solo un modo di fare queste cose e guadagnare del denaro”. Ci sono altre strade che nel caso di Qwant si traducono in partnership commerciali con Trip Advisor e le ferrovie francesi per l’e-commerce, la vendita della propria tecnologia per soluzioni ad hoc oppure la vendita di dati (non riconducibili ai singoli utenti) che rappresentano materiale utile per le aziende.

Con il quartier generale a Parigi, il reparto Ricerca e Sviluppo a Nizza, e il dipartimento di Sicurezza a Rouen in Normadia, Qwant è considerato un progetto franco-tedesco anche perché il gruppo Alex Springer, che da tempo vuole emanciparsi dalla dipendenza da Google, ha acquisito una partecipazione del 20%. Le funzionalità del motore di ricerca europeo permettono di creare un account in modo da settare le proprie preferenze con l’utilizzo della “Data minimisation”. Questo significa che quando si crea un account Qwant raccoglierà solo i dati necessary per permetere l’accesso al servizio. Qwant batte una strada dove ha già fallito il progetto italiano di Volonia e dove invece si sta cimentando l’altra iniziativa tricolore Facilitylive. Ma è una strada molto lunga. Nel 2014 ha registrato a circa 1,6 miliardi di ricerche effettuate dai suoi utenti, meno della metà di quanto fa Google in un solo giorno.

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