Un rapporto stretto, che veniva da lontano, passando di padre in figlio. Il legame tra Vincenzo Maruccio e Ferruccio Bevilacqua – il colletto bianco legato, secondo gli investigatori, al clan di ‘ndrangheta dei Mancuso, arrestato oggi a Roma per usura – non nasceva per caso. Il padre dell’ex tesoriere del gruppo dell’Italia dei valori alla Regione Lazio, Franco Maruccio, già in passato si sarebbe prestato a fare da tramite per il giro di soldi gestiti da Bevilacqua “fornendo provviste finanziarie e rapporti bancari”, come scrive il Gip Flavia Costantini nell’ordinanza di custodia cautelare. Dunque un vincolo stretto e antico, che univa l’ex consigliere regionale dell’Idv, già finito agli arresti nel 2012 per peculato, con il giro romano di Ferruccio Bevilacqua, l’imprenditore originario di Vibo Valentia definito dai magistrati romani “un usuraio, riciclatore estremamente vicino alla cosca Mancuso”. Rapporti che il Gico e il Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza della capitale hanno ricostruito in due anni di indagine, serviti per far luce su una serie di società riconducibili a Bevilacqua, sparse tra l’Italia, San Marino e la Svizzera. Una rete che sarebbe servita per riciclare i soldi originati dall’attività di usura, vero core business del gruppo Bevilacqua, secondo quanto ricostruito dalla Dda di Roma.

Ed è proprio dall’inchiesta sui fondi destinati ai gruppi politici in regione Lazio che nasce l’operazione che ha portato a sei arresti e all’iscrizione nel registro degli indagati di altre 11 persone, con ipotesi di reato che vanno dall’usura aggravata per aver favorito un gruppo mafioso, fino al riciclaggio, reato contestato allo stesso Vincenzo Maruccio. Nel corso delle verifiche sui conti correnti dell’ex esponente dell’Idv – almeno 11 rapporti bancari – è emerso un flusso di 650mila euro diretto all’entourage di Bevilacqua, con altri 150 mila euro in ingresso. Il nome dell’uomo vicino ai Mancuso era ben noto agli investigatori del Gico, comandati dal colonnello Gerardo Mastrodomenico, che, insieme al nucleo valutario, hanno ricostruito il rapporto tra i due e l’attività di prestito a tassi di usura addebitata allo stesso Bevilacqua. E la figura di Vincenzo Maruccio a Roma era sicuramente un punto di riferimento importante. Il suo ruolo di tesoriere Idv era sicuramente una carta importante: secondo il Gip, Maruccio non avrebbe “esitato a utilizzare, per le operazioni di riciclaggio, disponibilità che gli venivano dall’illecita appropriazione di somme delle quali aveva il possesso in quanto tesoriere del gruppo dell’Italia dei valori alla regione Lazio”.

“Quello che è preoccupante è il perdurare di rapporti con la terra d’origine di questi soggetti che arrivano nella capitale”, ha spiegato il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino durante la conferenza stampa. Un legame che le stesse intercettazioni hanno confermato: “Voi lì in Calabria, noi qui a Roma, ma siamo la stessa cosa, tutta una famiglia“, spiegava Bevilacqua in una delle telefonate finite agli atti. Il “colletto bianco” era arrivato nella capitale nel 2009 e, secondo la Procura, aveva proseguito quella che era stata la sua attività nella zona di Vibo Valentia. La consistenza del patrimonio sequestrato oggi dalla Guardia di finanza è il segno del peso che il gruppo è riuscito a raggiungere in pochi anni di attività. Appartamenti a Miami, ristoranti e ad altre società attive nella centrale piazza Bologna, quote di 11 società, una ventina di conti correnti, diverso contante e lingotti d’oro, trovati nel corso della perquisizione nell’abitazione di Ferruccio Bevilacqua.

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