Washington starebbe considerando l’ipotesi di spostare le proprie truppe più vicine alla prima linea in Iraq e in Siria. Lo riferisce il Washington Post, secondo cui i principali consiglieri per la Sicurezza Nazionale avrebbero raccomandato a Barack Obama di ordinare l’invio di truppe americane più vicine al fronte. Le misure porterebbero ad avere, per la prima volta, il dispiegamento di un numero limitato di forze delle Operazioni Speciali sul territorio siriano. E l’avanzamento dei militari presenti, per addestramento in Iraq, alle zone dei combattimenti.

Le forze americane, precisano le fonti, non avrebbero comunque un diretto ruolo di combattimento. Ma è indubbio che, se verrà adottata da Obama, la misura segnerà una grande svolta nella missione del Pentagono, che da mesi continua a chiedere di espandere il proprio ruolo nel conflitto dell’area.

Obama comunque non ha ancora preso una decisione finale e, considerata la sua nota la riluttanza ad ogni ulteriore coinvolgimento bellico americano, non è scontato che decida di dare luce verde a questa misura che in ogni caso coinvolgerebbe un numero relativamente piccolo di militari. La raccomandazione fa parte di una serie di proposte e nuove idee che Obama ha chiesto gli venissero presentate nel tentativo di dare nuovo slancio alla lotta contro lo Stato Islamico che finora non ha dato importanti risultati.

Tra le proposte arrivate dai comandanti sul campo vi era anche quella della creazione di no-fly zone e zone cuscinetto. Quest’ultima, molto più ambiziosa e costosa in termini di finanziamenti e risorse, prevederebbe l’impiego di decine di migliaia di militari per proteggere i civili. Ma non è stata approvata da nessuno dei membri del consiglio nazionale di Sicurezza, tra i quali il segretario di Stato John Kerry e alla Difesa Ashton Carter, che hanno vagliato le proposte prima di presentarle ad Obama.

Questa sera il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, riceverà questa sera i principali partner impegnati con la Francia nel risolvere la crisi siriana: Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Qatar, Turchia, Germania, Stati Uniti, Italia e Regno Unito. L’annuncio è stato dato dal capo della diplomazia francese. Nella riunione verranno discussi i modi per avviare una transizione politica verso una Siria unita e democratica, rispettosa di tutte le comunità, così come del rafforzamento dell’azione contro il terrorismo.

All’incontro marcherà la Russia, che non è stata invitata. “Non abbiamo sentito nulla su questo incontro. Non siamo stati invitati o informati che era pianificato un incontro del genere”, ha dichiarato il ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov. Lavrov ha detto di augurarsi che il vertice di Parigi sia “mirato a creare formati che aiuteranno a includere tutte le forze, senza alcuna eccezione”, nel processo per risolvere il conflitto in Siria. “I nostri partner, – ha proseguito il capo della diplomazia russa – anche quelli che dubitavano della possibilità di lanciare un processo inclusivo di questo tipo, stanno già iniziando a capire che è possibile avere dubbi, ma che non c’è altro modo per risolvere la crisi siriana”.

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