“Il nostro è stato uno sforzo enorme perché la Villa del Casale non è mai stata chiusa del tutto. Stiamo riconsegnando al mondo un sito più bello. E ci sarà anche l’opportunità di visitare la villa anche di sera, una suggestione straordinaria che speriamo contribuisca a riportare i visitatori ai numeri precedenti, anzi li superi… il nostro obiettivo è di raggiungere almeno 600mila presenze ogni anno”, diceva nel giugno 2012, pochi giorni prima della riapertura del sito, l’assessore regionale siciliano ai Beni culturali Sebastiano Missineo.

Il sito è quello del Casale di Piazza Armerina, provincia di Enna, tutelato dall’Unesco dal 1997. L’impianto residenziale di un esponente dell’aristocrazia senatoria romana, impiantato nel IV secolo d. C. al di sopra di una villa in uso tra il I e la seconda metà del III secolo d. C.

Con fasi successive nel corso delle quali le strutture dell’impianto si adattano prima, tra V e VI secolo d. C., a finalità difensive e poi, tra X e XII secolo, nuovamente ad una funzione abitativa. Villa celebre per i suoi straordinari mosaici pavimentali estesi su circa 4.100 metri quadrati. Da quello della “Piccola caccia” a quello della “Grande caccia“, passando per quello delle “Fanciulle in bikini” e quello del “Circo“. Un complesso antico indiscutibilmente unico nel suo genere. Per questo dall’appeal certo. Eppure l’obiettivo fissato da Missineo è miseramente fallito, come dimostrano inequivocabilmente i numeri: 333.871 i visitatori nel 2013, 322.415 quelli del 2014.

Una tendenza negativa confermata dai primi nove mesi del 2015, periodo nel quale a mancare rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sono quasi 8mila ingressi. Un calo che ha superato il 12% ad aprile rispetto allo stesso mese del 2014. Un tracollo, insomma. Che preoccupa a quanto sembra soprattutto gli operatori del settore turistico. Così alla metà di settembre l’Associazione turistico culturale Mira 1163 ha chiesto un incontro con l’amministrazione comunale e con la direzione del Parco per capire i problemi e proporre soluzioni. Ma le criticità che fanno della Villa del Casale un caso tra i molti della Regione Sicilia, sono lì, ben in vista. Note da tempo anche se finora insolute. Problemi che sono sia dentro che fuori dal sito.

“Il degrado la fa da padrone alla Villa romana del Casale di Piazza Armerina. Accade che parte degli antichi reperti abbiano ancora il vecchio rivestimento in plexiglass, per l’esattezza il 20% del totale; alcune tessere sono visibilmente sollevate a causa di problemi di drenaggio dell’acqua; e ancora, gli accessi ad alcune zone della Villa sono interdetti; mentre, i posteggi per i turisti sono in pessime condizioni”, denunciava alla fine di giugno il Movimento 5 Stelle all’Ars e gli attivisti Cinquestelle di Piazza Armerina.

Ma c’è anche la questione dei collegamenti. Con la rete stradale che continua a rendere sempre difficoltoso raggiungere la villa. Si è transitato a lungo a senso unico alternato sulla Strada provinciale 15, l’unica arteria che collega il comune di Piazza Armerina al sito Unesco, a causa di una frana che alla fine di aprile ha messo in pericolo la stabilità di una delle due corsie. Problemi anche maggiori sulla strada provinciale 117 bis Centrale Sicula, la strada che dovrebbe assicurare il collegamento da Gela. Uno smottamento di un tratto non breve a nord di Grottacalda, dagli inizi di marzo, ne ha provocato la chiusura, costringendo ad una deviazione. Non è finita. C’è anche il senso unico alternato, in diversi tratti lungo la Strada statale 288 di Aidone. “Un autentico disastro”, dice Rosa Oliva, direttore del Parco Archeologico del Casale. Aggiungendo che “proprio l’inadeguatezza della rete stradale è la causa principale della diminuzione degli ingressi nel 2015″.

Fortunatamente, a differenza di quanto pubblicizzato prima dell’estate, non c’è la questione del Comitato di gestione, l’organismo previsto dall’Unesco del quale il Parco sarebbe stato privo. Circostanza questa che avrebbe messo in pericolo la presenza del sito nella lista della World heritage list. Niente di tutto questo, come rassicura l’architetto Oliva.

“Ricordo di aver provato un senso di stupore arrivando in questa valle nascosta e dolcissima dopo aver attraversato una Sicilia desertica e povera, e scoprire questo ombelico della terra che per millenni aveva protetto tremila metri quadrati di mosaici intatti”, diceva Giuseppe Consolo ricordando la visita alla villa, insieme a Leonardo Sciascia, alla metà degli anni Sessanta. I 18 milioni di euro di fondi Programma operativo regionale Sicilia 2000-2006 che hanno permesso nel 2012 di riaprire al pubblico il sito, dopo complesse opere di recupero e restauro non hanno risolto tutti i problemi, ma almeno quelli maggiori.

Sono invece rimaste irrisolte le questioni dei collegamenti. Il viaggio dei turisti alla scoperta della villa dei mosaici continua ad essere non molto dissimile da quello di Consolo e Sciascia. Come se il tempo si fosse fermato.

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