No Tav, no grandi navi, no grandi opere, no inceneritori. Poi gli Stati generali della suola, il baratto amministrativo (i lavori utili in cambio dell’esenzione dal pagamento delle tasse) e la scatola delle idee. I movimenti del Movimento 5 Stelle sono nascosti sotto gli stand a ferro di cavallo che guardano il palco dell’Autodromo di Imola. Se la scena della festa grillina è occupata dai leader e il codazzo di persone segue con iphone-ipad-macchine fotografiche le nuove star in Parlamento, sullo sfondo restano gli attivisti. Tagliano il salame, bevono lambrusco e vino bianco e lasciano in giro i numeri di cellulare a chi gli chiede di spiegare cosa stanno facendo nelle istituzioni e perché. Ogni gazebo rappresenta una Regione, e i due restanti sono dedicati agli eletti a Roma e Bruxelles.

Appena dietro i capannoni bianchi, lontano dai riflettori ma non troppo, ci sono le aree per la discussione pubblica. Due palchetti in cui si prova a fare la politica a cielo aperto e su cui si alternano parlamentari e attivisti: urlano contro riforme e programmi e chiedono interventi diretti. “Ma noi cosa possiamo fare?”, dice un’attivista rivolta agli eletti che parlano del ddl Boschi. “Arrabbiarvi e fare sentire la vostra voce”, risponde la deputata Fabiana Dadone.

Mentre dal palco la politica lascia spazio alla musica e ai comici, salvo poi i comizi dei parlamentari prescelti per rappresentare il Movimento, le anime che hanno portato i grillini a sperare di arrivare al governo sono poco più in basso. Sono quelli che contestano e criticano di più, ma anche quelli che inseguono gli eletti per avere un autografo e al momento giusto non disturbano per evitare di creare polemiche.

Allo stand di Venezia c’è una cartellone con una mappa che spiega la rete di tangenti dello scandalo Mose. Poi le foto “censurate” sulle grandi navi in Laguna. Quelli di San Donato Milanese allo stand della Lombardia invece hanno costruito una scatola con “i messaggi delle buone idee”: “Chi passa può lasciare un biglietto e darci dei suggerimenti”. Il consigliere comunale di Martellago (Veneto) distribuisce biglietti da visita con il cellulare: “Chiamatemi e ditemi cosa non va”. Tra la folla gira uno dei volti più noti del Movimento e ora ideatore della campagna “denuncia una banca”: Salvo Mandarà. Manda in onda in diretta streaming, come già fece per la campagna elettorale del 2013, tutta la manifestazione.

Nello spazio della Toscana invece, sono ospitati i rappresentanti degli Stati generali della scuola: tutti militanti che protestano contro la riforma del governo Renzi e che si sono lentamente avvicinati al Movimento. Nello spazio di Campania e Lazio i parlamentari hanno fatto mettere le sedie in cerchio e intervengono sui problemi del territorio. In Emilia Romagna, stand di Mirandola, oltre a una scatola di “semi del Movimento” (“Perché solo chi semina raccoglie”), c’è la cartina della scuola costruita con i soldi raccolti dal M5S. Fino a poche ore fa c’era anche il “tiro a segno” contro i barattoli con le facce dei politici, ma dallo staff nazionale lo hanno fatto rimuovere: perché c’era il rischio strumentalizzazione e, anche per quelli che furono sprovveduti in Parlamento e davanti alle telecamere, l’esperienza insegna.

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