Avevamo capito purtroppo che la Costituzione italiana è ormai considerata dalla maggioranza di governo e dalla sua stampella verdiniana alla stregua di un normale disegno di legge se non di un regolamento di condominio. Manomessa e sottomessa alle esigenze strumentali e contingenti della lotta politica per cui oggi fa comodo a me cambiarla e lo faccio e domani fai un po’ tu come ti pare;

avevamo capito che pur di approvare questa riforma per la coppia Renzi-Boschi non solo non conta la compagnia ma neanche la qualità della legge fondamentale della Repubblica che si va a varare;

avevamo capito che la libertà di discussione in Parlamento sulla nuova Costituzione è ormai ridotta al lumicino. Non a caso la senatrice a vita Elena Cattaneo se ne lamenta così tanto sul “Fatto Quotidiano” di oggi: “Sulla riforma in quest’aula non c’è stata libertà“, ha denunciato;

avevamo capito che per il governo che sta imponendo al Parlamento un simile pasticcio non conta poi così tanto la qualità dei componenti del nuovo Senato se ci impone di eleggerli tra la classe politica, quella regionale, più screditata che ci sia;

avevamo capito anche perché in così tanti si sono scagliati a male parole (“porcheria”, “scempio”, fetenzìa”, alcune di quelle corse in aula) contro questa nuova Costituzione.

Adesso abbiamo un altro motivo in più per scandalizzarci di fronte alla riforma passata al vaglio del Senato la scorsa settimana e di nuovo in viaggio verso Montecitorio.

La ragione è presto detta: il famoso “Comma Napolitano”, come in Senato hanno già denominato il comma 5 dell’articolo 40 contenuto nelle «Disposizioni finali» del ddl di riforma Boschi-Renzi.  Si tratta di pochissime righe che in pratica costituzionalizzano una serie di singolari privilegi (“Lo stato e le prerogative…”) riconosciuti agli ex presidenti della Repubblica. Per capire di cosa esattamente si tratta rimandiamo all’articolo di Anna Morgantini.

Qui interessa dire come quando si tratta di tagliare pensioni, prestazioni sanitarie e assistenziali dei comuni cittadini si procede a colpi di mannaia. Quando invece si dovrebbero sforbiciare i trattamenti di Lorsignori non solo si taglia poco o niente, ma addirittura si blindano questi trattamenti costosissimi.

Nel caso in questione parliamo di 579 mila 643 euro l’anno riservati agli ex presidenti della Repubblica. Con uno staff invidiabile composto “di un capo ufficio, tre funzionari, due addetti ai lavori esecutivi e altri due addetti ai lavori ausiliari. Oltre un consigliere diplomatico o militare”. Per non parlare di altri benefit.

Trattamenti da sogno, appunto, per i pur illustrissimi ex. Ma almeno sinora sottoposti a semplici regolamenti  del Quirinale e di Palazzo Madama (gli emeriti sono infatti anche senatori a vita di diritto). Che, in quanto tali potevano, volendo, essere facilmente modificati con interventi interni alle due amministrazioni. Tagliando il superfluo, magari.

Ebbene, in futuro tutto questo non si potrà più fare così facilmente. Perché quei privilegi saranno garantiti addirittura dalla legge suprema della Repubblica. Sono stati costituzionalizzati, appunto. Blindati.

Con tanti saluti ai cittadini che tirano la cinghia per i tagli e che non riescono più neanche a campare.

 

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