La Regina Elisabetta è un’inglese per caso. E’ infatti tutta colpa della II Guerra Mondiale se Elena Vasil’evna Mironova è diventata “Dame” Helen Mirren. Giunta a Roma a promuovere la prossima uscita italiana di Woman in Gold (il 15 ottobre, in 220 sale), la magnifica attrice ha conquistato chiunque l’abbia incontrata. Una vera regina di fascino, ironia ed eleganza nonostante i suoi 70 anni. Il nonno russo ambasciatore a Londra non potè reimpatriare durante il conflitto e la famiglia “divenne” britannica.

Oggi Helen non solo è british a tutti gli effetti, ma una delle poche artiste ad aver vinto il Triple Crown (Oscar, Emmy e Tony Award) oltre ad essere insignita del cavalierato di Sua Maestà. Un’onorificenza quasi scontata per aver indossato in maniera mimetica (e straordinaria) i panni dell’89enne sovrana del Regno Unito nel 2006 per mano della sicura regia di Stephen Frears con The Queen. Ironicamente, il nuovo film (The Program) del regista suo connazionale esce nel Belpaese con una sola settimana di anticipo su Woman in Gold. In questo la Mirren interpreta l’incredibile storia vera di Maria Altmann, una viennese ebrea fuggita dal nazismo e residente a Los Angeles da 30 anni. Alla morte della sorella, la donna scopre che il ritratto di sua zia Adele Bloch-Bauer compiuto nel 1907 da Gustav Klimt è tra le opere trafugate dai nazisti e che sua sorella stava tentando di riscattare. Parliamo naturalmente del famosissimo Ritratto di Adele Bloch-Bauer tra i capolavori del maestro dell’art noveau e divenuto nel tempo “simbolo” della Neue Gallerie di Vienna.

Con l’aiuto di un giovane avvocato (Randy Schoenberg) anch’egli di origine austriaca ed ebreo decide di intraprendere una guerra giudiziaria contro l’Austria per riavere il dipinto di cui è legittima proprietaria in quanto erede diretta. La cronaca è nota ma la vicenda contiene elementi talmente compiuti di sofisticata drammaturgia da evolversi naturalmente in un film. A girarlo è stato il londinese Simon Curtis (esordiente in “lungo” con Marilyn con Michelle Williams ed un giovanissimo Eddie Redmayne) e ad interpretare la protagonista non poteva che essere lei, la magnetica Helen Mirren. Un ruolo che l’ha riportata indirettamente alle sue origini: “Ho pensato alla bisnonna e alla prozia, ho cercato di ricordare dai racconti di famiglia cosa significasse avere le bombe in casa. Ho letto quanto mi fosse possibile su quelle situazioni per entrare meglio nei pensieri di Maria. Questo non è un film solo sulla persecuzione degli Ebrei o sul recupero dell’arte, ma su ogni realtà di sopruso e di orrore scatenata contro gli esseri umani”. Al di là della vicenda personale e giudiziaria della Altmann, interessante è constatare che Woman in Gold è la seconda pellicola recente dopo The Monuments Men di Clooney del 2014 a raccontare il “salvataggio” (o in questo caso legittimo riappropriarsi) delle opere d’arte dai nazisti. Insomma, quasi fosse un topic alla moda. La spiegazione arriva direttamente dal vero Randy Schoenberg che racconta in un’intervista quanto fosse impossibile all’alba della fine della II Guerra Mondiale pensare all’arte: l’emergenza volta ai costi umani, una tragedia talmente inaudita che la preoccupazione per l’arte arrivò soltanto parecchi decenni dopo.

Ma tornando alla Mirren, che pure si dimostra sensibile alla Bellezza estrema, l’attrice sembra esaltarsi soprattutto parlando del nostro Paese e in particolare della sua masseria pugliese, dove si sente perfetta nel ruolo di “contadina salentina“. “Coltivo 400 alberi di melograno e presto sarò in grado di mettere il succo in commercio: siamo solo all’inizio di quest’impresa ma sono certa che andrà benissimo. Della Puglia mi piace tutto, lì mi sento a casa”. Chissà se deciderà di invecchiare nella sua tenuta italiana Helen, che tutto tranne che “anziana” si percepisce. “La realtà si fonda su due possibilità: morire giovani o invecchiare. La vita è straordinaria e io sono felice oggi di poter sperimentare invenzioni come Internet! Pensate al povero Kurt Cobain che non ha potuto conoscere il Gps di cui io vado pazza, sarà che sono appassionata di mappe. E’ vero che non mi spaventa invecchiare, oggi è tutto diverso anche per le attrici della mia età: se noi donne della mia età non ci arrendiamo e ci inventiamo cose da fare e hobby da imparare, va da sé che nascano nuovi ruoli femminili anche per il cinema e per il teatro! Pensate che Greta Garbo smise di recitare a 38 anni: oggi a quell’età si inizia a diventare delle star!”

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