Molteplici sono i volti che Call of Duty ha assunto negli ultimi anni, filoni narrativi associati ad un team di sviluppo particolari, con Modern Warfare in mano ad Infinity Ward, Black Ops di Treyarch.

A poche settimane dal lancio di Call of Duty: Black Ops III, Activision ha concesso alla stampa la possibilità di assistere ad un’approfondita presentazione, con tanto di hands on, riguardo il gameplay, la campagna e la nuova modalità zombie.

Ambientato nel 2065, ben quarant’anni dopo il suo predecessore, Black Ops III si concentra nuovamente sulle battaglie a terra tra soldati, in un mondo in cui la tecnologia è diventata parte integrante di ogni scontro. Gadget avanzatissimi, robot da combattimento, ma anche e soprattutto impianti cibernetici sul corpo degli stessi soldati: in questo universo creato da Treyarch le protesi meccaniche e gli innesti cerebrali sono una realtà di tutti i giorni e vengono largamente utilizzati per avere la meglio sul campo di battaglia. Un tema già largamente sviscerato da produzioni come Deus Ex, ma che risulta sempre intrigante, soprattutto se affrontato in maniera approfondita, come in questa occasione.

L’abuso di tecnologia in ambito militare porta con sé numerose ed inaspettate evoluzioni sotto il profilo del gameplay: tra le abilità a disposizione dei soldati ci sono la manomissione di robot nemici e droni, l’attivazione a distanza delle granate, il sovraccarico degli impianti cibernetici altrui, o addirittura l’aumento delle doti fisiche del protagonista, attraverso l’invisibilità, la super forza, l’attacco ad area e la super velocità. Per rendere più tattici gli scontri sono disponibili uno scanner ambientale, per individuare i nemici vicini, la tipica visione notturna, fondamentale nei luoghi più bui, ed un overlay a griglia che, posizionato sul terreno, mostra le zone nelle quali si potrebbe essere più esposti ai colpi nemici.

Gli scontri in Call of Duty: Black Ops III assumono quindi, almeno sulla carta, una dimensione tutta nuova rispetto al passato, e questo grazie alla possibilità di personalizzare in tutto e per tutto il proprio soldato. Le missioni, tutte disponibili fin da subito, possono essere affrontate con la configurazione di abilità ed equipaggiamento che meglio aggrada, in modo da consentire i più disparati approcci agli scontri; inoltre i livelli sono interamente concepiti per essere giocati sia da soli che in multiplayer e questo, mediante un sistema di adattamento della CPU. La nostra prova, pad alla mano, dell’ultima fatica di Treyarch ha messo in buona luce la maggior parte delle nuove caratteristiche del gameplay. Il videogioco ha le potenzialità per emergere come buon sparatutto in prima persona, se riuscirà però a proporre un level design finalmente vario ed una intelligenza artificiale dei nemici convincente e stimolante; potrebbe svecchiare una serie che ormai da troppo tempo somiglia a sé stessa.

Una corposa fetta della presentazione è stata riservata a Shadows of Evil, la modalità orda a tema zombie del gioco, per la quale è stato impiegato un intero team di sviluppo che ne ha curato la realizzazione. Ambientato negli anni ’30, il gioco mischia horror, humor e sovrannaturale, generando un mix dalle potenzialità davvero elevate. Per aumentarne poi la longevità è stato introdotto per la prima volta un sistema di progressione di armi e personaggi, i quali otterranno, di partita in partita, nuove abilità, che accresceranno le possibilità di sopravvivenza.

Call of Duty: Black Ops III porta con sé quindi numerosissime novità in ambito di “giocabilità” e lascia presagire un’offerta ludica consistente. La scelta di rendere totalmente personalizzabile il soldato protagonista rappresenta una ventata d’aria fresca, una carta che se ben giocata potrebbe riportare la campagna single player su livelli più elevati rispetto a quelle dei predecessori, a patto però di risolvere alcuni dei problemi storici della serie, su tutti level design ed intelligenza artificiale.

A cura di Giacomo Quadrio

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