Il suo primo viaggio lo ha fatto a vent’anni partendo con 27 euro in tasca. “Se avessi aspettato di avere i soldi per viaggiare, sarei ancora in aeroporto 15 anni dopo”. Da quel giorno Luca Napoletano non si è mai fermato, trovandosi a vivere un viaggio che ormai dura da 15 anni. Anche ora che Luca è diventato papà di Tommaso: “Con mio figlio cambierà il modo di viaggiare, ma non lo spirito”. La decisione di partire il 34enne torinese l’ha avuta a vent’anni, subito dopo il militare. “Quando ti viene tolta la libertà, anche se per un breve periodo, ti rendi conto di quali siano le cose importanti. Allora, la mia era più voglia di scappare che di viaggiare”, racconta Luca ricordando quando – subito dopo il servizio militare – si è trasferito in Sardegna come tecnico del suono in un villaggio turistico. “Lavorai cinque mesi, giusto il tempo per pagarmi il biglietto per il viaggio successivo”.

“Quando ti viene tolta la libertà, anche se per un breve periodo, ti rendi conto di quali siano le cose importanti”

Una formula semplice ma per nulla facile da realizzare. “Prima scelgo un posto, e poi faccio di tutto per arrivarci anche grazie a internet, spesso trovo lavoro prima di arrivare in loco”. Certo, la versatilità non manca visto che Luca, negli anni, ha aperto un’agenzia di location a Tenerife, ha preso dei brevetti da sub alle Canarie, ha fatto il fotografo in Messico, ha lavorato come tecnico subacqueo in Nuova Zelanda. Un elenco che non è sprovvisto anche dei lavori più particolari, da impacchettare di frutta secca in Australia al cuoco di bordo in Micronesia. In tanti gli chiedono come ha fatto con i soldi. Lui risponde con una frase di San Francesco: “Desidero poco e quel poco che desidero lo desidero poco”. Per Luca il lavoro è sempre stato un mezzo, non un fine. “Spesso la paura ci porta ad accumulare mentre per vivere basta poco: io non ho mai viaggiato per lavoro, ma lavoro per poter viaggiare”.

Una prospettiva che certamente è cambiata ora che Luca ha sposato Isabella e a giugno 2015 è nato il piccolo Tommaso. “A Isabella facevo le corte in terza media. Poi non ci siano né visti né sentiti per 15 anni”. Internet fu galeotto e a distanza di 15 anni i due si danno il primo appuntamento in Thailandia (“a metà strada tra l’Italia e l’Australia”, visto che in quei mesi Luca si trovava proprio nella terra dei canguri). Una relazione nata cinque anni fa. “Lei ha avuto molta pazienza. Insieme abbiamo superato tante prove, abbiamo viaggiato in coppia: e grazie a questo, ora possiamo separarci per qualche tempo senza creare problemi al nostro rapporto”.

“Isabella, la mia compagna e madre di mio figlio, ha avuto molta pazienza. Insieme abbiamo superato tante prove, abbiamo viaggiato in coppia: e grazie a questo, ora possiamo separarci per qualche tempo senza creare problemi al nostro rapporto”

Certo, diventare padre ha inevitabilmente cambiato i programmi. “Viaggiando da solo la mia vita stava in una valigia di 16 chili. Ora che siamo in tre i miei viaggi saranno più brevi e non potrò più sparire per anni. Ma non è più necessario farlo: ho imparato molto dal mio lungo viaggio e non sono più quello di prima”. Tanto che da qualche mese Luca lavora per una catena di hotel e yacht tra Torino e Barcellona. Ma non sarà questa la sua dimensione definitiva. “Cercherò di aprire un’attività che mi permetta di spostarmi. Non importa che lavoro sarà, l’importante è che mi faccia sentire libero e felice”. E i viaggi nel cassetto non mancano. I più “importanti” vedranno come meta l’India e il Brasile. “Vorrei fare vedere a mio figlio le meraviglie del mondo ma senza imporgli le mie scelte: sarà lui a decidere della sua vita”.

“La prima cosa da imparare sono le lingue, poi qualche brevetto, e corsi (di salvataggio, receptionist, fotografia) da potere utilizzare in luoghi turistici”

Ricordando il suo vagabondare, i fermi immagine si sommano. “Una volta in un’isola del Pacifico tutte le donne del luogo corsero a vedermi perché non avevano mai visto un uomo con dei peli sul petto. Ricordo poi la difficoltà nel cercare di spiegare cosa ci fosse oltre le loro isole ai bambini dell’arcipelago di Samoa, in Oceania”. Elencare tutti i posti in cui è stato sarebbe inutile perché per Luca si è trattato sempre lo stesso unico viaggio. Per fare alcuni nomi, Grecia, Egitto, Capo Verde, Mauritania, Canarie, Thailandia, Laos spingendosi fino a Nuova Zelanda e Australia, Fiji, Polinesia, per fare ritorno da Messico e nord America. Qualche consiglio a chi volesse intraprendere la sua esperienza? “La prima cosa da imparare sono le lingue, poi qualche brevetto, e corsi (di salvataggio, receptionist, fotografia) da potere utilizzare in luoghi turistici”. Ma di certo la prima prerogativa è lo spirito di adattamento per passare da essere boscaiolo a pizzaiolo o idraulico. Un ultimo consiglio: “Perdersi”, sensazione ormai difficile da provare in una quotidianità bombardata da cellulari e social media. “Questa è stata la mia vita: ho deciso di investire su di me, non ho villemacchine, ma avrò molte cose da raccontare a mio figlio. Tutta la mia ricchezza non può essere rubata, e la porto sempre con me”.

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