Duello vivace tra il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, e il sindaco Pd di Firenze, Dario Nardella, durante Otto e Mezzo, su La7. Il tema focale della trasmissione è il sindaco dimissionario di Roma, Ignazio Marino, del quale Travaglio evidenzia contraddizioni ed errori: “E’ un caso psicopolitico ed è difficilissimo entrare nella testa di Marino, perché lui ha fatto tutto e il contrario di tutto. Adesso dà le dimissioni retrattili, del tipo “vado via ma forse torno”. Certo è che i bombardamenti che gli sono arrivati dal suo stesso partito lo hanno piuttosto irritato. Questi 20 giorni saranno un braccio di ferro abbastanza seccante tra lui e il Pd”. Nardella si augura che Marino sia coerente col suo annuncio e si dimetta. E puntualizza: “Al Pd hanno sempre rimproverato il contrario e cioè che abbia difeso sin troppo Marino, che non solo ha usato soldi pubblici per le cene, ma ha anche mentito ai suoi cittadini, compiendo l’atto più grave. Da membro del Pd mi sento ferito, perché ho sempre creduto fino in fondo nella buona fede di Marino”. Travaglio osserva: “E’ una decisione pesante quella di Renzi, ovvero di un presidente del Consiglio non eletto che sfiducia un sindaco che ha vinto primarie ed elezioni. Mi chiedo però quali siano i codici etici del comportamento che vigono nel Pd. Per me è giusto che Marino si dimetta perché ha raccontato delle bugie. Ma ci sono dei casi molto più gravi che invece vengono taciuti e ignorati semplicemente perché riguardano amici o alleati di Renzi. Viene un po’ il sospetto che le regole si applichino per i nemici e si interpretino per gli amici”. E cita i casi di tre sottosegretari sotto inchiesta, di cui una, Francesca Barracciu, addirittura imputata con richiesta di rinvio a giudizio per lo scandalo dei rimborsi regionali. E aggiunge: “Vincenzo De Luca ha una condanna in primo grado non per qualche cena da qualche centinaia di euro, ma per un grave abuso d’ufficio. Per la legge Severino non dovrebbe nemmeno fare il governatore. Perché tanta tolleranza verso gli amici e tanta severità verso gli irregolari e gli ‘incontrollabili’, come Marino? Una volta stabilita una regola, andrebbe applicata per tutti”. Nardella risponde: “C’è sempre stata molta coerenza nelle posizioni del Pd e di Renzi. Le faccio l’esempio di Cota, del ministro Lupi, della ministra Josefa Idem, di Nunzia De Girolamo, del ministro Cancellieri. Il Pd ha sempre detto che non ci si dimette per un avviso di garanzia, la cui valutazione spetta ai magistrati, ma per un comportamento pubblico grave, come può essere una menzogna comprovata di fronte ai cittadini”. Travaglio ribatte: “Sono d’accordo che ci si debba dimettere per una menzogna conclamata, ma mi domando cosa c’entrino Cota, Lupi, De Girolamo, Idem e Cancellieri, visto che le ultime tre appartenevano al governo Letta, Lupi è del governo Renzi ma non è del Pd.”. Il vis à vis continua senza che il dubbio di Travaglio abbia risposta. Il giornalista cita anche il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione, indagato dalla procura di Catania per turbativa d’asta nell’inchiesta sul Cara di Mineo e ribadisce: “Giudicate caso per caso a seconda della convenienza vostra e del vostro governo. Ecco perché non siete credibili”

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