Il sindaco Ignazio Marino continua a negare di aver falsificato le note spese, ma restituisce i soldi. Dopo le polemiche per le cene messe a rimborso dell’amministrazione e a cui i presunti commensali dicono di non aver mai partecipato, il primo cittadino ha annunciato che pagherà di tasca sua tutte le spese sostenute con la carta di credito del Comune di Roma. “In questi due anni”, ha detto in una nota, “ho speso meno di 20mila euro per rappresentanza, e l’ho fatto nell’interesse della città. E’ di questo che mi si accusa? Bene, ho deciso di regalarli tutti di tasca mia alla città e di non avere più una carta di credito del Comune a mio nome”. Il politico Pd ha poi smentito ancora una volta l’ipotesi di fare un passo indietro: “Io continuerò sulla strada del cambiamento”, si legge nel testo, “e gli stessi cittadini giudicheranno. Ma ora voglio che Roma guardi al Giubileo”. 

Nei giorni scorsi è scoppiata la polemica sugli scontrini del primo cittadino e la Procura ha aperto un fascicolo (per il momento senza ipotesi di reato): nella lista compaiono infatti alcune cene che Marino dice di aver fatto con giornalisti e rappresentanti della comunità di Sant’Egidio, ma gli interessati hanno smentito di aver mai partecipato. I rimborsi contestati però continuano ad aumentare. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il sindaco avrebbe pagato con i soldi dei contribuenti romani anche due uscite al ristorante con Don Mario Modena dopo la presentazione del suo libro su Carlo Maria Martini. Anche in questo caso l’autore ha negato di essersi fermato a mangiare con il sindaco di Roma.

Il primo passo dell’inchiesta della Procura dopo gli esposti da parte di Fratelli d’Italia e del Movimento 5 Stelle prevede l’acquisizione di tutta la documentazione relativa all’aumento del plafond da 10mila a 50mila euro, di utilizzo mensile della carta di credito in dotazione. Gli inquirenti dovranno accertare se Marino abbia sostenuto spese al di fuori dei fini istituzionali, come chiedono i firmatari degli esposti, e per questo motivo, oltre ad esaminare la documentazione sull’aumento del plafond sentiranno, come testimoni, anche i titolari degli esercizi ai quali fanno riferimento i giustificativi di spesa. Il fascicolo è affidato al pm Roberto Felici. Nell’esposto di FdI, ad esempio, si parla di cene “alcune delle quali – è detto nell’atto – probabilmente non istituzionali”, e di spese “di tintoria per il lavaggio dei capi indossati in occasione di visite di Stato e ufficiali (997 euro), l’acquisto di calici e pissidi per ricorrenze e celebrazioni religiose (2.200 euro), buffet-lunch con una federazione sportiva (7.143 euro).

Mentre dalle opposizioni continuano le pressioni perché Marino faccia un passo indietro, l’attesa è per quello che deciderà il Partito democratico e quindi Matteo Renzi. Secondo le ultime indiscrezioni il Pd sarebbe sempre più in fibrillazione. Il primo cittadino ha scelto di prendere tempo e ancora una volta ha trovato il modo di uscire dalla strettoia proprio come avvenne per il ‘Panda gatèe’ quando pagò di tasca sua le multe prese perché aveva il permesso Ztl scaduto. Ma l’ultima parola sarà quella del presidente del Consiglio.

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